La Nuova Sardegna

Il garante del Pd è entrato in azione

Il garante del Pd è entrato in azione

Gianni Dal Moro ha incontrato i parlamentari e giovedì sarà la volta dei consiglieri regionali

16 ottobre 2016
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CAGLIARI. Il garante del Pd è entrato in azione. L’ha fatto in silenzio, senza clamori, perché la sobrietà pare sia da sempre una virtù politica di Gianni Dal Moro. Nominato dalla segreteria nazionale all’inizio del mese, giovedì scorso ha incontrato i parlamentari sardi. All’inizio della settimana ha fissato un faccia a faccia con l’ex segretario ed europarlamentare Renato Soru. Poi per giovedì mattina ha convocato, nella sede cagliaritana del Pd, i 18 consiglieri regionali e in serata i segretari provinciali. Sempre in settimana potrebbe incontrare anche il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, che non è iscritto al Pd, ma sulle tormentate vicende dei Dem isolani sa tutto e in fretta vuole capire quale potrebbe essere il futuro del partito di maggioranza relativa. Fra una decina di giorni dopo il giro d’orizzonte, Dal Moro chiederà alla presidente del Pd sardo, Giannarita Mele, la convocazione dell’assemblea regionale per presentarsi agli iscritti. Attenzione, potrebbe essere proprio questo un passaggio decisivo della missione del garante. Perché più che far dialogare fra loro i capicorrente e gli eletti, è gente abituata a navigare nelle tempeste della politica, c’è una base da rimotivare nei piccoli Comuni e non solo nelle grandi città.

Il mandato. Quello affidato a Gianni Dal Moro (che nell’organigramma nazionale è presidente della commissione di garanzia) è un incarico a tempo. Fino al 26 febbraio, data già stabilità del congresso straordinario. La missione è una sola: evitare che nei prossimi mesi le quattro correnti (i popolari-riformisti, renziani, soriani ed ex civatiani) continuino nello scontro fratricida cominciato all’inizio dell’anno. Forse però il suo vero incarico è questo: mantenere compatto il partito nella campagna referendaria fino al 4 dicembre, giorno del voto per la nuova Costituzione. Perché in effetti alla segreteria nazionale ora interessa soprattutto questa partita. Superato il referendum quando ci sarà da parlare del rimpasto in Giunta, il garante cercherà invece di essere un tessitore per non scatenare la suscettibilità di nessuno. Perché è per questo, a metà settembre, è stato voluto dall’assemblea regionale con l’ormai mitico patto dell’Autogrill, a Tramatza. Da quel giorno in poi molto altro l’ha fatto Luca Lotti, fedelissimo di Renzi e sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, ormai a pieno titolo «grande ufficiale di collegamento» fra la Sardegna e Roma.

Primo vertice. Con i parlamentari – raccontano i presenti – l’incontro è stato «sereno e costruttivo». Dal Moro avrebbe confermato che «la campagna referendaria è una priorità assoluta» e – come tra l’altro c’è scritto nel documento di Tramatza – «il partito dovrà impegnarsi compatto per la vittoria del Sì». Ufficialmente sarà così, ma si sa che anche in Sardegna – considerata dai sondaggi fra le regioni più indecise sul come votare – una parte dei Dem si schiererà per il No. In estrema sintesi, Dal Moro avrà il compito di ridurre al massimo il numero dei contrari. Alle questioni locali ci penserà dopo e lo farà affiancato da un direttorio molto leggera: solo un portavoce per corrente.

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