La Nuova Sardegna

L’assessore: poche risorse a rischio strade e canali

di Luca Rojch
L’assessore: poche risorse a rischio strade e canali

Maninchedda lancia l’allarme: «Mancano i fondi e la sanità mangia tutti i soldi In futuro dovremo scegliere su quali infrastrutture fare la manutenzione»

13 ottobre 2016
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SASSARI. Il futuro di strade, ponti, dighe è sempre più pericolante. A dirlo non è il leader dell’opposizione, ma l’assessore ai Lavori pubblici Paolo Maninchedda. Il leader del Partito dei Sardi con spirito critico e un po’ di amore per il paradosso non nasconde le difficoltà economiche della Regione. E fa capire che non ci sono più le risorse per intervenire su un sistema di infrastrutture che cade a pezzi.

La denuncia. Nel suo blog scrive. «Le manutenzioni del mondo fatiscente delle infrastrutture ereditato dal passato e il costo della sanità sono fardelli insostenibili. Saremo costretti a non manutenere tutto, ma solo ciò che è strategico. Non possiamo fare gli argini, mettere a posto i canali e aggiustare ogni tubo, ogni strada, ogni sentiero. Non è possibile». In altre parole le risorse sono finite. E anche il mutuo da 700 milioni di euro per le grandi opere è evaporato in un nanosecondo. «300 sono andati a coprire opere già finanziate, in modo da liberare risorse sul bilancio annuale per sopperire altre esigenze – spiega Maninchedda –, 180 sono finiti tra Abbanoa e la mitigazione del rischio idrogeologico. Il resto è andato via tra soldi per le Province, strade e istituti». Complicato pensare a soluzioni alternative. Anche perché «Abbanoa da sola avrebbe bisogno di 1,2 miliardi di euro per mettere a posto tubi, fogne, potabilizzatori e depuratori».

Il buco nero. Maninchedda evita lo scontro frontale, ma accenna al principale nemico delle finanze sane: la sanità. «Il bruco della sanità va fermato – scrive –. Noi dobbiamo coprire ancora i 238 milioni di euro del disavanzo finanziario della sanità per l’anno 2015, previsti dalle manovre messe in atto dalla finanziaria 2016. Ma i Conti Economici consuntivi delle Asl a valere sulla chiusura dei conti del 2015, che in genere arrivano verso aprile-maggio in assessorato, ancora non sono stati caricati nel sistema e si ha notizia di un incremento notevole del deficit. Se questo fosse accompagnato, come sarebbe inevitabile, da un incremento della spesa nel primo semestre 2016, ci si troverebbe con un risultato devastante. Il bruco della sanità dovrebbe essere sfamato con tagli ad altre spese». Per fare un po’ di numeri. Il disavanzo della spesa sanitaria nel 2015 era preventivato in 238 milioni di euro. Un numero che si ottiene da una somma di segni meno. Dal 2014 si eredita un deficit sanitario di 121 milioni, quello presunt del 2015 è di 329milioni. Nel bilancio del 2016 sono previsti 255 milioni per ripianare i deficit. Il totale è di 238 milioni. Ma la cifra dovrebbe essere maggiore, perché il disavanzo del 2015 dovrebbe essere superiore di un’ottantina di milioni di euro in più a quelli già preventivati. Insomma si arriverebbe a 400milioni. Come ripianare questa voragine? Semplice spolpando gli altri capitoli del bilancio. Meno soldi a tutti gli assessorati. Ecco perché Maninchedda lancia l’allarme. Ecco perché l’assessore si proietta già nel futuro e spiega perché sempre più spesso la Regione dovrà alzare bandiera bianca davanti alle richieste dei territori per la manutenzione di strade, scuole, edifici pubblici e sistema idrico.

L’emergenza. Tutti si preparano ad affrontare il grande buco. L’assessore al Bilancio Raffaele Paci avrebbe già messo a punto la strategia per chiedere un nuovo mutuo da destinare alle infrastrutture. Ma la Regione vorrebbe evitare di dare il via all’operazione. La sfida sembra nelle mani del nuovo super manager della Asl Unica e nella capacità di mantenere gli equilibri politici in maggioranza.

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