La Nuova Sardegna

Carloforte in festa: «Mai così tanta gente un’occasione unica»

Gianni Morandi a Carloforte
Gianni Morandi a Carloforte

La fiction allunga la stagione e impiega giovani del posto Il parroco: sarà d’aiuto, nel Sulcis c’è una povertà estrema

13 ottobre 2016
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CARLOFORTE. Gianni Morandi allunga la stagione. L’estate di Carloforte durerà fino ai primi di novembre. La scelta di trasformare l’isola di San Pietro in un set tv ha dato una iniezione di ottimismo a un territorio che non ne conosceva più il significato. Basta fare una passeggiata per i caruggi, scambiare due parole con i commercianti per capire che a Carloforte l’autunno ha portato la primavera. Finora la cittadina tabarchina non era mai stata scelta come set di un film, se non per una dimenticabile pellicola con Moana Pozzi negli anni Ottanta e per un più recente spot con Megan Gale. Ora invece ad accorgersi del Sulcis è la televisione, la grande platea di Canale 5, in campo con uno dei numeri uno dello spettacolo come Morandi. «È una vetrina non indifferente – dice Alessandro Robuschi, il titolare del bar “Alla fontana” sul lungomare, set di alcune riprese nei giorni scorsi –. Non era mai capitato di vedere tutta questa gente a ottobre. La scelta di girare qui è un investimento per tutta la zona. Non solo Carloforte, ma anche Portoscuso e Calasetta. Comparse e controfigure sono del luogo, vengono utilizzate come location attività commerciali, vengono presi in affitto i mezzi. Ma c’è anche più gente in giro: non solo i tanti che vengono nel weekend per vedere Morandi, ma gli stessi carlofortini stanno uscendo molto con molta più frequenza». «C’è indubbiamente più gente del solito – concorda Andrea Luxoro, titolare dell’edicola della piazza principale del paese –. Gianni Morandi è sempre cordialissimo, affabile, fa i selfie con tutti. L’altra sera c’erano le riprese nella piazza, lui le ha interrotte per improvvisare un concerto con il megafono».

Passa in bicicletta Perla Dernini, qualche giorno fa ha fatto da comparsa in una scena, era tra i passeggeri che scendevano dal traghetto. «La fiction è un’ottima cosa per Carloforte – dice la ragazza, titolare di un’attività commerciale di detersivi sfusi –. Da due settimane nell’isola c’è un grande fermento. E soprattutto sono tutti di buonumore». Vicina a lei c’è la madre Daniela Sansone, napoletana che 35 anni fa dopo una vacanza ha deciso di fermarsi a Carloforte, dove ha il laboratorio artistico di corallo “Rosso di mare”. «È uno scossone positivo per la nostra comunità, fa piacere vedere tutto questo movimento a Carloforte. Ma non vorrei che da questo momento di grande gioia si passasse al pugno nello stomaco della realtà. Proprio perché si sono gettate le basi per avere questa visibilità mi auguro fortemente che la Regione si adoperi per realizzare quelle infrastrutture, quei servizi di cui oggi siamo sprovvisti, ma senza cambiare la nostra identità».

Nel vicino ufficio turistico, sul lungomare, dietro il banco c’è Filomena Fassio, volontaria dell’Auser che collabora con la Pro loco. «Spero davvero che la fiction sia una occasione per i nostri ragazzi per mettere da parte qualche soldino. Purtroppo il nostro territorio è morto, c’è troppa disoccupazione. L’estate è andata discretamente, non ci possiamo lamentare, ma quei due mesi non bastano. E, infatti, i giovani sono costretti ad andarsene, a lasciare le loro case, le loro famiglie per andare a vivere altrove». Un’emergenza su cui pone l’accento anche don Gianni Cannas, parroco della chiesa di San Carlo, che per la fiction di Morandi ha messo a disposizione l’oratorio, la cui facciata è stata trasformata in commissariato di polizia. «La scelta è caduta sul Sulcis proprio per dare voce a un territorio che ha tante sofferenze – racconta il parroco –. Carloforte non ha esigenza di essere pubblicizzata, è conosciuta in tutto il mondo grazie al Girotonno, ma essendo una fiction in sei puntate darà modo di conoscere l'isola di San Pietro anche sotto altri aspetti». Più che a Carloforte, secondo il sacerdote, la visibilità farà bene al resto del Sulcis. «La crisi abbraccia tutto il territorio, a Carloforte forse si sente un po' meno grazie alle pensioni di chi ha navigato – dice don Gianni –. Qui la gente è un po' più avvantaggiata della terraferma, dove invece c'è una povertà estrema. Io provengo da Carbonia, dove quasi 1000 persone al mese ricevono da mangiare dalla Caritas. Il problema di Carloforte sono i giovani che da qui se ne vanno. L’estate è stata una boccata economica d’ossigeno, ma non basta». (al.pi.)

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