La Nuova Sardegna

Province, i fondi allo Stato: «Devono restituirceli»

di Silvia Sanna
Province, i fondi allo Stato: «Devono restituirceli»

Francesco Agus (Sel) scrive a Pigliaru: «L’ha stabilito la Corte Costituzionale» La sentenza: le somme saranno riassegnate alla Regione e alle Unioni di Comuni

01 ottobre 2016
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SASSARI. Andata e ritorno, dal salasso al tesoretto. Sarebbe una pioggia di milioni imprevista per le casse della Regione, pronta ad accogliere i soldi girati dalle Province allo Stato. La storia, all’apparenza complicatissima, sembra più semplice del previsto a leggere la sentenza 205 del 2016 emessa dalla Corte Costituzionale. Oggetto: i milioni di euro che, in virtù della legge 190 (la Finanziaria del 2014) le province devolvono allo Stato, con somme ad andamento crescente. Nel caso della Sardegna il balzello è stato così suddiviso: 34 milioni nel 2015, 68 nell’anno in corso, 102 previsti nel 2017. Quando, in realtà, le Province potrebbero essere definitivamente defunte: dipenderà dall’esito del referendum costituzionale del 4 dicembre. Per ora, intanto, le Province continuano a pagare, proprio perché sono obbligate dalla legge. Le quattro storiche rimaste nell’isola, sopravvissute per ora alle legge di riordino degli enti locali e commissariate, hanno però le casse vuote. Allora succede questo: lo Stato, attraverso l’Agenzia delle Entrate, azzanna direttamente alla fonte. Prelevando cioè quanto dovuto dagli introiti derivanti dai tributi diretti: l’Rc auto provinciale e l’Ipt, imposta di trascrizione. Nel 2017 accadrà questo: le Province contribuiranno al risanamento dei conti dello Stato versando l’intero importo dei tributi. Ma, secondo il consigliere regionale di Sel Francesco Agus, quei soldi dovranno tornare indietro. «Lo stabilisce una sentenza della Corte Costituzionale che, rigettando un ricorso presentato dal Veneto, ha spiegato chiaramente che quelle somme dovranno essere affidate agli enti che prenderanno in carico le funzioni un tempo affidate alle Province». Nel caso della Sardegna «la Regione e le Unioni dei Comuni – sottolinea Francesco Agus – così come stabilito dalla riforma degli enti locali». Agus, che ha scritto una lettera dettagliata al governatore Pigliaru, entra nel merito della sentenza della Consulta. Alla quale la Regione Veneto si era appellata contestando il trasferimento di risorse dalle Province allo Stato. Il punto cruciale è proprio questo: «Secondo la Corte non si tratta di un mero trasferimento di risorse – dice l’esponente di Sel – ma di una allocazione destinata a una futura riassegnazione». A chi? Agli enti che dovranno svolgere i compiti degli enti intermedi defunti o depotenziati. Di fatto, secondo quanto sentenziato dai giudici, lo Stato sarebbe obbligato a custodire gli importi ricevuti per poi riassegnarli in via definitiva. Mai e poi mai quelle risorse sono di proprietà dello Stato, che al contrario sarebbe obbligato a restituirle.

«Credo sia interesse comune verificare sotto tutti gli aspetti, con tutti i mezzi e con la dovuta urgenza le possibilità contenute in questo dispositivo», suggerisce Agus nella lettera inviata a Pigliaru e per conoscenza ai commissari delle Province, al sindaco della città metropolitana di Cagliari, agli assessori regionali al Bilancio e agli Enti locali, all’Anci, ai parlamentari isolani delle commissioni Bilancio della Camera e del Senato. «La vertenza Sardegna aperta sui tavoli nazionali ha necessità di essere aggiornata con questo importante nuovo tassello da cui dipendono la solidità di importanti servizi pubblici e la sicurezza lavorativa di oltre duemila occupati». In gioco, solo per quanto riguarda le Province sarde, ci sono almeno 100 milioni di euro che potrebbero tornare indietro.

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