La Nuova Sardegna

serve la sentenza d’appello

Ma per la legge Severino nessuno sarà sospeso

Ma per la legge Severino nessuno sarà sospeso

CAGLIARI. Condannati per bancarotta, Ugo Cappellacci e Marco Simeone non perderanno il seggio di consigliere regionale e la poltrona di sindaco di Carloforte: il reato contestato dalla Procura non è...

29 settembre 2016
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CAGLIARI. Condannati per bancarotta, Ugo Cappellacci e Marco Simeone non perderanno il seggio di consigliere regionale e la poltrona di sindaco di Carloforte: il reato contestato dalla Procura non è fra quelli che la legge Severino - il testo unico delle disposizioni in materia di incandidabilità - sanziona fin dal primo grado di giudizio. Per Cappellacci la sospensione dalla carica elettiva scatterà solo se al giudizio d’appello verrà respinto il ricorso e la Corte lo condannerà a una pena di almeno due anni. Ancora più solida la posizione di Simeone: trattandosi di reato non colposo ma commesso nelle vesti di imprenditore privato, la decadenza è rimandata al giudizio definitivo, quello della Corte di Cassazione. Le interdizioni, che sono pene accessorie, restano invece sospese in attesa dell’appello. Su entrambi però pesano altri giudizi in corso, riferiti stavolta a reati commessi da pubblici ufficiali e contro l’amministrazione pubblica: Cappellacci risponde di abuso d’ufficio davanti al tribunale di Roma nel processo P3, dove la Procura gli contesta come illegittima la nomina del direttore dell’Arpas su indicazione dell’affarista sassarese Flavio Carboni, Denis Verdini e Marcello Dell’Utri. L’ex governatore è stato interrogato in aula e ha respinto con forza l’accusa, sostenendo di aver agito nel perimetro della legge. Su Simeone pende un giudizio per peculato continuato, falso ideologico continuato e aggravato dalla qualifica di pubblico ufficiale e truffa continuata. La prima accusa è legata a una lunga serie di episodi avvenuti tra il 2014 e il 2015: quand’era sindaco e già nella bufera giudiziaria legata al crack della sua azienda di vernici, Simeone avrebbe utilizzato la Toyota Auris di proprietà del Comune per compiere diverse volte il tragitto fra il municipio e l’abitazione della madre, a Carloforte. In un’altra ventina di occasioni, riportate nel capo d’imputazione, l’auto sarebbe stata usata per andare da Carloforte a Quartu, dove vive la compagna di Simeone. Le altre accuse riguardano due rimborsi da 87 euro incassati dall’ex sindaco per spese riferite a missioni inesistenti alla Capitaneria di Cagliari e di Sant’Antioco, mentre la truffa consiste nell’aver indotto il Comune a liquidargli i rimborsi per viaggi che il sindaco non aveva fatto. Il processo si aprirà il 22 novembre. (m.l)

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