La Nuova Sardegna

Cappellacci condannato Nove anni per Simeone

di Mauro Lissia
Cappellacci condannato Nove anni per Simeone

Fra i dieci colpevoli l’amministratore dell’Insar e il civilista Dionigi Scano

29 settembre 2016
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CAGLIARI. Il fallimento della Sept, la fabbrica di vernici dell’amico d’infanzia Marco Simeone, è costato al consigliere regionale del centrodestra Ugo Cappellacci la condanna a due anni e mezzo di reclusione. Per i giudici della seconda sezione del tribunale, presieduta da Massimo Costantino Poddighe, l’ex governatore è colpevole di bancarotta patrimoniale e semplice per aggravamento del dissesto, accusa scattata per aver firmato come consigliere delegato della Sept, il 28 dicembre 2001, l'atto d'acquisto della società Simeone srl senza l'autorizzazione del consiglio di amministrazione in base a una delega che l'accusa considera generica oltre che in aperto contrasto con l'impostazione della società, la cui assemblea appena qualche anno prima - il 16 aprile 1999 - aveva certificato come l'isola di San Pietro non fosse strategica per il business aziendale. A pagare quella scelta considerata arbitraria, che avrebbe portato nella pancia della società debiti per quasi un milione e un danno di 127 mila euro peggiorando uno stato finanziario già prossimo al fallimento, è anche l’avvocato civilista Dionigi Scano, che come Cappellacci incassa due anni e mezzo con l’interdizione all’esercizio di imprese e degli uffici direttivi in qualsiasi impresa per dieci anni. I difensori hanno annunciato che ricorreranno in appello contro la sentenza di condanna.

Simeone. Pesantissima la pena inflitta dai giudici a Marco Simeone: accusato di ventisei fatti di bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale, il sindaco di Carloforte è stato assolto da alcune delle accuse e si presenterà al processo d’appello con nove anni di carcere sulle spalle, uno in più di quanti ne aveva chiesto lo scorso 10 giugno il pm Giangiacomo Pilia, che esce largamente vincitore da una battaglia processuale durata oltre tre anni, quasi tutta giocata sull’interpretazione di documenti contabili e sulla ricostruzione minuziosa del vissuto aziendale della Sept - che aveva sedi operative a Cagliari e a Quartu Sant’Elena - curata e sostenuta al dibattimento dal consulente Giuseppe Aste.

Il dispositivo. Il presidente Poddighe ha letto il dispositivo poco prima di mezzogiorno davanti a una folla di avvocati, imputati e familiari di imputati rimasta gelata dalla sequenza di condanne. Simeone ha accusato un leggero malore, quindi ha atteso la copia del dispositivo e si è trattenuto a lungo nell’aula del tribunale per leggerlo con attenzione. Per restare ai personaggi più noti coinvolti nel processo Sept, un anno di reclusione è la pena inflitta ad Antonello Melis, all’epoca dei fatti sindaco della Sept ed oggi amministratore delegato della controllata regionale Insar, nominato da Cappellacci nel 2011 e riconfermato tre anni più tardi: è colpevole di bancarotta semplice documentale.

Dieci condanne. Nel complesso la sentenza comprende dieci condanne e tre assoluzioni, che riguardano persone entrate nel procedimento con ruoli diversi nell'amministrazione della Sept, di società collegate e come sindaci. A Luigi e Maria Simeone, ritenuti responsabili degli stessi reati contestati a Cappellacci, il tribunale ha inflitto quattro anni di reclusione, due anni è la pena che riguarda Stefano Fercia, un anno per Elisabetta Morello, Oscar Gibillini e Riccardo Pissard, tutti giudicati nei rispettivi ruoli di controllo responsabili di bancarotta semplice documentale e non di bancarotta fraudolenta documentale, come aveva chiesto il pm Pilia.

Tre assoluzioni. Escono indenni dal processo Carlo Damele, Marco Isola e Marcello Angius, imputati come sindaco di bancarotta per distrazione (Damele) e in qualità di amministratori di bancarotta patrimoniale, il primo perché il fatto non sussiste e gli altri due perché il fatto non costituisce reato. Isola, Angius, Luigi e Maria Simeone, Cappellacci, Scano e Fercia escono assolti dall’accusa di bancarotta semplice documentale per non aver commesso il fatto. L’accusa di false fatturazioni contestata dal pm a Marco Simeone e a Fercia è risultata prescritta.

Pene ridotte. Tutte le pene decise dal tribunale sono più basse rispetto alle richieste dell’accusa, tranne quella del sindaco di Carloforte che resta il personaggio centrale di questa vicenda, per la quale è stato arrestato a ottobre del 2012 e ha trascorso dieci mesi tra carcere e custodia domiciliare. È lui per l'accusa ad aver manipolato i conti e le operazioni finanziarie dell'azienda di vernici, in un intreccio di operazioni illegali destinate - per il pm Pilia - a mascherare e alterare lo stato finanziario dell'azienda portandola al fallimento.

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