La Nuova Sardegna

Una chiesa che ritrova l’attenzione smarrita

Storia e leggende di un gioiello architettonico in stile romanico realizzato nel dodicesimo secolo

18 settembre 2016
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CODRONGIANOS. Oltre alla guarigione della giovane brasiliana, presente ieri alla cerimonia, un altro piccolo miracolo Elisabetta Sanna lo ha già fatto. La celebrazione della beatificazione è servita anche a riportare l'attenzione su Saccargia, gioiello architettonico da valorizzare. La grande folla, la presenza di diverse troupe televisive, alcune provenienti anche dall'estero, hanno contribuito a rilanciare l'immagine della basilica. Forse pochi sanno che l'origine della chiesa di Saccargia è legata a una vacca pezzata. Una leggenda racconta che sul dosso dove venne edificato il tempio, una vacca maculata era solita sporgersi in atteggiamento di preghiera o di offerta ai frati del vicino convento.

All'animale vennero attribuite doti miracolose tanto che uno dei capitelli del portico riporta proprio l'effigie di una vacca. La leggenda troverebbe riscontro anche nell’etimologia del nome che secono alcuni deriva proprio da “S'acca àrgia”, la vacca pezzata. Un'altra leggenda, ritenuta più dotta, racconta invece che la chiesa venne fatta costruire dal giudice Costantino e dalla moglie Marcusa. Durante una sosta sulla strada pare avessero invocato la Vergine di Saccargia per avere l'erede che arrivò dopo quell'episodio.

Di certo si sa che già nel XII secolo la chiesa faceva parte di un'abbazia camaldolese, di cui oggi si scorgono le antiche rovine. Proprio all'infaticabile opera dei monaci si deve la colonizzazione e la coltivazione della piana attorno alla basilica. Nell'ultimo ventennio dello stesso secolo, vennero completate la navata e la facciata e costruiti altri due elementi dell'edificio: il portico anteriore e la torre campanaria che con i suoi 42 metri di altezza domina il territorio.

L'impiego di fasce alternate di lava basaltica scura e di calcare bianco sottolineano il riferimento politico-culturale dell'egemonia pisana nell'isola. L'edificio che si vede oggi è il risultato di un radicale restauro condotto nei primi del novecento che secondo un criterio “pisanizzante” rese la chiesa di Saccargia somigliante ad altri edifici sacri in Toscana. L'interno, austero e severo, presenta un'unica navata con due cappelle absidate che fiancheggiano quella maggiore a formare il transetto. Il pavimento è lastricato da pietra basaltica grigia e l'unico elemento decorativo dell'interno è costituito dal grande ciclo affrescato dell'abside. (a.me.)

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