La Nuova Sardegna

Seimila in festa a Saccargia

di Nadia Cossu
Seimila in festa a Saccargia

La venerabile Elisabetta Sanna di Codrongianos verso la santità

18 settembre 2016
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CODRONGIANOS. Sguardi di donne e uomini seduti sulla sedia a rotelle, il passo incerto di un giovane che cammina sorreggendosi a un bastone, le lacrime di un’anziana che alle 11.25 in punto sfoga la commozione forse trattenuta per giorni: è il momento in cui il cardinale Angelo Amato (rappresentante del Papa) legge la lettera apostolica con la quale il pontefice ha iscritto nel numero dei beati la venerabile Elisabetta Sanna.

Il significato più profondo della giornata di ieri è racchiuso tutto qui: nell’emozione vissuta dalle quasi seimila persone arrivate da tutta la Sardegna per partecipare al rito di beatificazione di Elisabetta, nata a Codrongianos il 23 aprile del 1788.

Nel piazzale della basilica di Saccargia tirato a lucido per l’occasione ci sono gli infermi, i malati che in lei – invalida dopo esser stata colpita dal vaiolo – cercano conforto e coraggio per affrontare le difficoltà della vita quotidiana. Ci sono poi i suoi compaesani e i tanti sardi che hanno avuto modo di conoscere la storia della venerabile e di rimanerne affascinati. Tanto da decidere di raggiungere Saccargia per renderle omaggio e per chiedere che protegga quest’isola. Non a caso l’arcivescovo di Sassari padre Paolo Atzei al termine della cerimonia ha chiesto «ai fedeli arrivati da fuori» un applauso esclusivo per i codrongianesi: «Grazie per averci dato Elisabetta».

E l’applauso c’è, si sente, così come è palpabile la profondità della fede che ha spinto tutte queste persone ad affrontare un lungo viaggio per partecipare alla celebrazione che ha visto in prima fila anche la donna brasiliana guarita da una terribile malattia alle braccia dopo aver invocato Elisabetta Sanna. Papa Francesco ha approvato il miracolo avvenuto nel 2008. La donna – che non parla l’italiano – sorridente, non si è sottratta all’abbraccio dei fedeli che avrebbero voluto sentire direttamente da lei la sua storia di sofferenza. Ma non è stato possibile proprio per la difficoltà a comunicare.

Pullman e macchine raggiungono le aree riservate alla sosta tra le 8.30 e le 10 del mattino, la viabilità è regolata da pattuglie di polizia, carabinieri e polizia municipale. Nessun intoppo, non c’è nervosismo, che la giornata sia stata organizzata nel migliore dei modi lo si intuisce già da questi piccoli ma importantissimi dettagli. Poi c’è il resto: l’area suddivisa per settori, sedie per tutti, spazi ampi, schermo gigante per chi sta nelle file più indietro, punti ristoro. Soffia un vento fresco ma almeno allontana le nuvole che nelle prime ore del mattino minacciavano pioggia. Padre Atzei gioisce per lo scampato pericolo: «Abbiamo temuto che un acquazzone potesse rovinare tutto, ma il cardinale ci aveva rassicurato: “Elisabetta non lo permetterà”».

Tante anche le autorità militari e civili presenti alla cerimonia, rappresentanti delle forze dell’ordine e della politica, i sindaci del circondario al completo. Tutti ascoltano con interesse le parole del cardinale Amato che nella sua omelia si sofferma sulla storia di questa donna, madre di sette figli (ne sopravvissero solo cinque), che a un certo punto della sua vita lascia la Sardegna per andare in pellegrinaggio in Terra Santa. Non ci arrivò mai, impiegò 28 giorni per tornare indietro da Genova a Roma e qui si fermò. «Condusse una vita francescana, in povertà. Soffriva per la mancanza della sua famiglia. Lei voleva tornare a Codrongianos ma proprio da qui le arrivavano rassicurazioni sul fatto che non ci fosse bisogno della sua presenza e che la sua famiglia era anzi la meraviglia del paese. Lei stava male, l’invalidità peggiorava di giorno in giorno e il lungo viaggio verso la Sardegna avrebbe potuto esserle fatale». Il cardinale spiega subito dopo: «Forse noi non siamo più abituati a queste scelte radicali, sono percorsi inconsueti eppure gli apostoli risposero alla chiamata di Gesù lasciando tutto: mogli, figli, fratelli, padri, madri».

Poi l’invito forte e deciso: «La vostra concittadina merita la canonizzazione. Non basterà venerarla, dobbiamo imitarla nelle sue virtù, la carità soprattutto». E poi un’altra significativa esortazione: «Chiedete l’intercessione della Beata per ottenere la vostra grazia. Pregatela».

Il cammino verso la santità sembra essere già scritto.

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