La Nuova Sardegna

Chiude la scuola, Goni chiama i terremotati

Chiude la scuola, Goni chiama i terremotati

Il sindaco scrive al ministro: «La primaria deve restare aperta, ospitiamo i bimbi delle zone del sisma»

10 settembre 2016
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GONI. La scuola a rischio chiusura pronta a ospitare i bambini delle zone terremotate. A farsi promotori dell’iniziativa sono le famiglie di 30 bambini di Goniche devono frequentare la scuola primaria e secondaria, ma che, in seguito alla chiusura della loro scuola, saranno costretti a spostarsi nei paesi vicini. L’idea di accogliere altrettanti bambini delle zone colpite dal terremoto rimasti senza casa ha trovato l’appoggio del sindaco del piccolo paese del Gerrei - 500 abitanti appena -, Giovanni Maria Cabras, che ieri ha messo nero su bianco la sua disponibilità in una lettera al ministro Stefania Giannini. «Vogliamo dare a questi ragazzi in età scolare, coetanei dei nostri bambini e ragazzi – sottolinea il sindaco – per tutto il tempo necessario alla ricostruzione, l’opportunità di passare un po’ di tempo lontani dai luoghi che hanno causato loro tante sofferenze. Abbiamo edifici scolastici capienti e attrezzati e siamo un paese solidale e ospitale». Il sindaco ha comunicato la disponibilità dei genitori anche al governatore Francesco Pigliaru, al prefetto di Cagliari Giuliana Perrotta e all’assessore Claudia Firino. «Le chiediamo di prendere in considerazione la nostra proposta – si legge nella lettera che Cabras ha scritto al ministro Giannini – organizzando nei modi e tempi che riterrà opportuni il servizio di accoglienza nel nostro paese».

In questo modo, inoltre, Goni potrebbe evitare la chiusura della scuola prevista dal piano di dimensionamento. Il numero degli alunni iscritti è insufficiente per il mantenimento dei due ordini di scuola. «I tagli indiscriminati ai più elementari servizi effettuati – denuncia il sindaco – con il passare del tempo hanno minato la sopravvivenza del nostro paese come dimostra il continuo calo demografico che negli ultimi anni siamo riusciti ad arrestare. Le famiglie degli studenti sono in fermento. Se non verrà concessa una deroga e le scuole chiuderanno minacciano di non mandare i propri figli a scuola. Sono contrarie al pendolarismo per motivi di sicurezza. Le strade di collegamento sono pericolosissime soprattutto nel periodo invernale. Diverse famiglie sarebbero costrette a trasferirsi in altri centri del territorio pur di evitare il pendolarismo ai propri figli. Ciò costituirebbe la “morte” sicura del nostro paese ricco di storia e tradizioni». (gian carlo bulla)

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