La Nuova Sardegna

Asl unica, oggi il vertice ma la soluzione è lontana

di Luca Rojch
Asl unica, oggi il vertice ma la soluzione è lontana

Quasi scontato il rinvio di ogni decisione sulla scelta del super manager I partiti insistono con il no a Zavattaro, serve l’intesa su un candidato

05 settembre 2016
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CAGLIARI. La passeggiata dentro la casa scricchiolante è fissata per le 15 di oggi. Il nuovo faccia a faccia tra il governatore Francesco Pigliaru e le delegazioni dei partiti servirà per capire se si è raggiunto l’accordo sul nome del super manager che dovrà guidare la Asl Unica.

Fine pathos. Un po’ per smorzare gli ottimismi si può anticipare che sarà difficile oggi che Pigliaru esca dal palazzo della Regione con la nomina sotto il braccio. In molti sono convinti che ci sarà un rinvio per un ulteriore approfondimento dei 105 curriculum nelle mani dell’assessorato alla Sanità. Serve tempo per tessere una tela diplomatica. La giunta non può più inciampare su nomi non condivisi, né mettere in dubbio la filosofia di fondo della riforma delle Asl.

Il vertice. Oggi le delegazioni dei partiti di maggioranza incontreranno di nuovo Pigliaru. Il governatore ha tre strade. Riproporre Francesco Zavattaro come manager della Asl unica. Ma il nome è stato già bocciato dai partiti e sette assessori hanno detto no a Pigliaru. Se si dovesse insistere sul nome di Zavattaro si rischia l’implosione della giunta.

Cresce l’ipotesi del rinvio per studiare una nuova strategia. C’è anche la possibilità che il governatore proponga un nome nuovo. E questo con molta probabilità spezzerebbe il fronte. Una parte dei partiti sembrerebbe gradire è Bruno Zanaroli. Ex direttore della Asl di Sassari, nominato dalla giunta Soru nel 2004, ma stimato anche nell’area Cabras. Il Partito dei Sardi non ha mai nascosto di non gradire l’esclusione a priori di manager sardi per la guida della Asl unica. E anche gli altri partiti della coalizione hanno fatto capire di non apprezzare l’ipotesi Zavattaro. L’unico rimasto a difendere la scelta è l’assessorato alla Sanità, che ha scremato i 105 curriculum per arrivare alla proposta che ha spaccato la giunta. Pigliaru ha tentato anche di trovare una sorta di lasciapassare dai consiglieri regionali poco prima della riunione della giunta finita con la spaccatura, ma senza successo.

Una questione di qualità. I partiti sostengono che Zavattaro non abbia le qualità per un ruolo tanto impegnativo. E sotto accusa hanno messo la struttura dell’assessorato alla Sanità, colpevole di non avere fatto una attenta selezione tra i 105 curriculum di aspiranti super manager. In realtà la rosa si restringe di molto quando si pone come requisito essenziale l’avere portato a termine una fusione di Asl. Zavattaro è tra quelli che lo ha fatto.

Una formalità. Il vertice di oggi rischia di trasformarsi in una formalità. Nella presa d’atto della cristalizzazione di un nuovo stallo. Se Pigliaru insistesse con il nome di Zavattaro sembra inevitabile lo scontro frontale.

Una questione politica. Ma lo scontro non è solo su un nome. I partiti sembrano non avere gradito il metodo utilizzato dalla giunta. Troppo verticistico. Sul valzer delle superpoltrone della sanità pesano anche tutte le tensioni cresciute in questi mesi nella maggioranza. Il rimpasto rimandato in questi mesi potrebbe ritornare di nuovo centrale. C’è già un accordo tra Pigliaru e i partiti per un vertice in cui scrivere l’agenda con le priorità per i prossimi 30 mesi.

Ma sembra difficile che si possa pensare al rimpasto. Prima il Pd dovrebbe trovare un segretario e una maggioranza. Solo dopo si potrà pensare a nuovi rapporti e nuovi equilibri all’interno della giunta.

Gli equilibri. Sembra esistere in ogni caso un collante. I partiti della maggioranza, a parte l’area soriana del Pd, sembrano non gradire la scelta di Zavattaro. E quasi per levare Pigliaru dall’imbarazzo di una complicata retromarcia hanno puntato in modo compatto sull’assessorato alla Sanità. Con Arru a fare da parafulmine.

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