La Nuova Sardegna

Latte inquinato da tossine, la 3A di Arborea blocca 30mila litri

di Simonetta Selloni
Latte inquinato da tossine, la 3A di Arborea blocca 30mila litri

Una decina di allevamenti bovini sotto verifica: mangimi contaminati? La sostanza sarà smaltita in 3-4 giorni, sino ad allora i conferimenti saranno bloccati. Mistero sulla provenienza della farina di mais

04 settembre 2016
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ARBOREA. La 3A di Arborea ha bloccato una consistente partita di latte, circa trentamila litri provenienti da una decina di allevamenti dei 240 che fanno capo alla Cooperativa allevatori. In questo latte, dalle analisi compiute prima dell’ingresso nello stabilimento è emersa la presenza di aflatossine M1, una micotossina estremamente pericolosa per l’uomo che i bovini sviluppano dopo aver mangiato farina di mais contaminata con aflatossina B1. Una situazione che anche altri stabilimenti lattiero-caseari hanno evidenziato nel resto dell’isola, ma sui quali non si hanno certezze. Per quanto riguarda la 3A, bisogna subito chiarire che nemmeno una goccia del latte contaminato è finita in produzione e quindi in commercio, perchè il sistema dei controlli ha funzionato alla perfezione, e subito dopo l’allarme l’intera partita è stata distrutta. Contemporaneamente, la 3A ha avvisato il Servizio di Igiene degli alimenti della Asl 5 di Oristano che sta monitorando la situazione, e andando a verificare l’origine della contaminazione: ossia la fornitura di mangime.

Il controllo. L’allarme è scattato venerdì sera. La 3A ha messo a punto una serie di controlli di altissima qualità: e se il valore-soglia per le aflatossine M1 è sancito dalla legge è espresso in 50/ppb (ppb significa parti per miliardo, dove “b” è il termine inglese billion), l’azienda ha imposto un suo limite di gran lunga più restrittivo: 20/ppb. Una misura prudenziale a tutela della qualità. Il controllo dei parametri avviene nelle cisterne fuori dallo stabilimento, e venerdì sera il contenuto di alcune è risultato fuori norma. Non solo per i parametri più restrittivi che si è imposta la 3A: valori fuori soglia anche rispetto a quelli di legge. Il laboratorio ha immediatamente avvisato i vertici ed è scattata la procedura con il controllo sugli allevamenti.

La procedura. «Stiamo lavorando con la Asl per risolvere il problema e stiamo sostenendo i nostri produttori. Tutta la situazione viene costantemente monitorata. Per quanto riguarda la provenienza della farina di mais, non ci sbilanciamo perchè è compito della Asl». Questo è quanto sottolinea il direttore generale della 3AFrancesco Casula. Per tutta la giornata di ieri ha lavorato fianco a fianco con il responsabile del servizio della Asl, il dottor Renato Ulleri. Il monitoraggio prosegue oggi e fino a quando non ci sarà la sicurezza della fine della contaminazione, gli allevamenti individuati non potranno conferire nemmeno una tazzina di latte. Tutta la produzione andrà perduta, un colpo duro per aziende già alle prese con una difficile crisi. Ma non si può fare diversamente.

L’origine. Un problema di questo genere non si era mai presentato. «Abbiamo saputo che riguarda anche altre aziende, ma non sappiamo altro», sottolinea Casula. Silenzio assoluto anche sulla provenienza della fornitura: c’è da dire che bisognerà chiarire se il mangime fosse contaminato in partenza, o se sia un problema di conservazione. Ma questa ultima ipotesi sembra improbabile: l’evidenza di aflo-M1 si è manifestata ovunque in questa ultima settimana. «Posso solo dire che i fornitori dei nostri produttori sono estremamente seri», dice ancora Casula. A provocare lo sviluppo dell’aflatossina B1, dalla cui metabolizzazione deriva la M1, sono particolari condizioni: tra queste, umidità, temperature elevate, presenza di insetti.

L’evoluzione. I prelievi nelle aziende in cui è comparsa la aflatossina M1 vengono fatti 3, 4 volte al giorno. Sembra di capire che la sostanza venga smaltita nell’arco di 3.4 giorni dagli animali. Questo significa un ritorno alla normalità in tempi relativamente brevi. Relativamente, per gli allevamenti, quelli coinvolti hanno una media di un centinaio di capi a ciascuno, è un danno importante». Anche l’assessorato regionale alla Sanità sta monitorando la situazione che, come detto, non riguarda soltanto la 3A. I controlli non si fermano neanche oggi.

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