La Nuova Sardegna

Sede dell’Asl unica, il centrosinistra non vuole decidere

Sede dell’Asl unica, il centrosinistra non vuole decidere

CAGLIARI. L’emendamento canguro era un illustro sconosciuto in Consiglio regionale, ma eccolo servito dalla maggioranza di centrosinistra per evitare scivoloni sulla sede dell’Asl unica. Così come a...

27 luglio 2016
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CAGLIARI. L’emendamento canguro era un illustro sconosciuto in Consiglio regionale, ma eccolo servito dalla maggioranza di centrosinistra per evitare scivoloni sulla sede dell’Asl unica. Così come a suo tempo, alla Camera, il canguro è servito alla coalizione guidata da Renzi per non diventare ostaggio dell’ostruzionismo dei Cinque Stelle, quella con a capo il presidente della Regione Francesco Pigliaru l’ha scelto in alternativa al rischio d’implodere nello scontro fra Sassari e Cagliari su dove dovranno essere aperti gli uffici di «Unica». Con un emendamento presentato in aula da buona parte del centrosinistra la scelta è stata rinviata ancora. Il marchingegno è stato questo: la discussione sulla sede, prevista dall’articolo uno della riforma è stata rinviata, è stata rinviata di almeno due giorni. Cioè: a venerdì quando l’aula sarà chiamata votare l’articolo 14 trasformato, ed è stato il secondo stratagemma, in un grande contenitore in cui sono finite e finiranno tutti problemi che, in questi giorni, hanno messo in crisi la maggioranza. Due o tre giorni in più basteranno per trovare la soluzione? Chissà.

Le trappole. Intuite le difficoltà del centrosinistra, l’opposizione ha provato più volte a intralciare il cammino della riforma. Prima ha tentato di far ritornare la legge in commissione, «l’avete stravolta e non si capisce più nulla», è stata la denuncia di Pietro Pittalis (Fi), ma la trappola è saltata. Poi c’è stato un secondo tentativo con il voto segreto chiesto su un emendamento pilota presentato da Fdi, ma la maggioranza è sfuggita all’agguato e respinto la «soppressione totale» di uno dei primi sei articoli votati. Scampato il doppio salto nel vuoto, la maggioranza si è ritrovata a fare i conti con i suoi di problemi interni.

I malumori. Sono stati palesi quelli del Centro democratico, che dai banchi del centrosinistra ha provato più volte a modificare la legge: «Così com’è non ci convince», ha detto il capogruppo Roberto Desini. Però dopo che su ben quattro emendamenti gli altri partiti della coalizione si sono schierati tutti contro, il Cd s’è stufato e ha cominciato ad astenersi. Anche il Partito dei sardi, critici come non mai, hanno provato a incidere sul testo. Dopo qualche schermaglia, alla fine anche loro si sono arresi. Hanno ritirato decine di correzioni, oppure hanno preso per buone le dichiarazioni pubbliche dell’assessore alla Sanità Luigi Arru. Queste: «Nella transizione dal primo settembre agli inizi del 2017, metteremo tutto in ordine». Sarà difficile, ma l’ottimismo non manca.

Le certezze. Il Consiglio regionale ha votato sì ai primi 5 articoli sui 18 della riforma. Ad alzare la mano o ad accendere il verde sul tabellone dell’aula è stato sempre solo il centrosinistra. Sta di fatto che «Unica» non si chiamerà più Azienda regionale, l’acronimo era Asur, ma Azienda per la tutela della salute e cioè Ats, secondo le volontà di Raimondo Perra (Psi), presidente della commissione Sanità. Sono stati invece Luca Pizzuto (Sel) e Pierfranco Zanchetta (Upc) a firmare l’emendamento, approvato, che garantirà a La Maddalena, Carloforte e Sant’Antioco la promozione a «distretto autonomo». Oggi il Consiglio dovrebbe votare altri 5 articoli, mentre quello più spinoso, il 14 sulla sede dell’Ats, è in calendario domani o venerdì, quando fra Sassari e Cagliari una scelta dovrà esserci per forza. (ua)

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