La Nuova Sardegna

Turismo, Briatore critica la Sardegna e Maninchedda risponde: è scontro

Paolo Maninchedda e Flavio Briatore
Paolo Maninchedda e Flavio Briatore

Il re del Billionaire esprime i suoi rilievi sul modello turistico sardo. L’assessore regionale ribatte: molte inesattezze

26 luglio 2016
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SASSARI. Il rito si ripete quasi identico anno dopo anno. Flavio Briatore regala le sue perle di saggezza imprenditoriale ai sardi. È il cliché un po’ stanco di ogni estate. Ma il Flavio nazionale trova sempre qualcuno pronto a indignarsi per i suoi affondi. L’inventore del Billionaire parla a lungo con il Corriere della Sera e in un’intervista cita anche la Sardegna. Mette in evidenza quello che per lui non funziona. Anche in modo severo. Parole che non piacciono all’assessore regionale Paolo Maninchedda. Il leader del Partito dei sardi gradisce troppo il distillato del Briatore-pensiero. E nel suo blog Maninchedda risponde in modo tagliente.

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Dice Briatore: «I sardi non si rendono conto che è un’isola. I voli Meridiana hanno il monopolio e ci sono sempre scioperi. Arrivi in barca e mancano i servizi. I sardi sono riusciti a far esasperare prima l’Aga Khan, poi Tom Barrack, ora gli emiri del Qatar, che l’anno scorso avevano creato un villaggio spettacolare di Harrod’s sulla spianata di cemento del porto. Il Comune di Porto Cervo l’ha bloccato, loro hanno fatto ricorso al Tar e hanno vinto. Quest’anno, di nuovo: volevano riaprire e il Comune si è opposto. I qatarini hanno rinunciato e Harrod’s non c’è più. E comunque, uno arriva e non c’è una promenade per lo jogging o una pista ciclabile, lasci l’auto e per arrivare al mare devi fare mezz’ora a piedi su strade sterrate fra la polvere, sulle spiagge libere non c’è un bagno pubblico». Forse il giornalista non lo aiuta troppo, difficile credere che Briatore non sappia che il Comune di Porto Cervo non esiste, visto che paga le tasse a quello di Arzachena per il suo locale.

Maninchedda risponde. «Briatore non è un intellettuale, è un uomo della destra italiana, è amico di Trump, è amico di Berlusconi. Ma oggi Briatore è anche un grosso imprenditore turistico, un player internazionale dell’intrattenimento, un uomo con un’agenda che annovera nomi che incidono sulle relazioni politiche internazionali. Briatore parla dei sardi e solo in un caso, l’Iva, degli italiani. Questo significa che per una persona che ha un certo naso per capire dove risieda il potere, in Sardegna il potere è dei sardi, ma, a suo dire, i sardi non saprebbero di vivere in un’isola. Cioè? Cioè si sentono italiani, agiscono come se fossero ospiti della penisola. Briatore accusa i sardi di colpe italiane. Le regole che hanno concesso le rotte a Meridiana non sono sarde, sono italiane. Non è vero che arrivi in barca e mancano i servizi: chi ha rovinato i servizi alle imbarcazioni, ha diffuso la porcheria dei campi boe, è la gestione Barrack e comunque i sardi non hanno mai gestito Porto Cervo.

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Nessuno ha fatto esasperare l’Aga Khan. I suoi affari hanno preso una certa piega da un certo momento in poi e lui ha venduto. Il Comune di Porto Cervo non esiste. Un villaggio spettacolare di Harrod’s sarà commercialmente suggestivo, ma non per questo è bello e sostenibile. I sardi hanno o no il diritto di scegliere se una cosa è bella o brutta? Harrod’s è brutto anche a Londra. Dire che in Sardegna non c’è modo di far jogging è un po’ una fesseria. Dire che si può fare jogging solo in una promenade e che si pretende che la promenade sia a bocca di barca, significa dire la seconda fesseria. Ma dire che si debbano individuare percorsi pedonali è una sacrosanta verità. Che le nostre spiagge sono raggiungibili attraverso sentieri è vero e va benissimo così. Si devono aumentare i servizi, ma non trasferire il clima da locale alla moda su ogni spiaggia». (l.roj)

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