La Nuova Sardegna

Tempio ricorda il suo Faber, ecco la piazza firmata da Piano

di Giampiero Cocco
Dori Ghezzi
Dori Ghezzi

Una folla immensa all’inaugurazione, la commozione della moglie Dori Ghezzi e del figlio Cristiano. Applausi per il progetto innovativo che rappresenta le due passioni del cantautore: il mare e il disegno

22 luglio 2016
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INVIATO A TEMPIO. «E non ci lasceremo mai». E il ritornello di una delle canzoni più famose di Dori Ghezzi con il quale il sindaco di Tempio, Andrea Biancareddu, ha salutato la cantante milanese, vedova di Fabrizio De Andrè, il figlio del cantautore Cristiano De Andrè e l’archistar genovese Renzo Piano. Un incontro istituzionale avvenuto nel salone di rappresentanza del palazzo comunale, stracolmo all’inverosimile di cittadini, ex sindaci, i sindaci di tutta la Gallura, compreso il neo sindaco di Olbia Settimo Nizzi, oltre a tantissimi amici di Fabrizio e Dori e alle autorità. Un simpatico omaggio canoro che Dori Ghezzi ha ripetuto mentre tagliava il nastro tricolore che apriva la piazzetta che la città di Tempio ha dedicato al cantautore genovese ma gallurese d’adozione, come amava presentarsi con gli amici.

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«Una piazza – ha detto Renzo Piano – che resterà alla storia e nella memoria collettiva per il connubio tra le arti, dove la bellezza si sposa con la musica, i colori si fondono con l’anima, la poesia diventa musica». Un omaggio che il più grande degli architetti viventi al mondo ha voluto dedicare al suo amico del cuore Fabrizio, il quale, ha raccontato, era attratto sin da bambino dalle matite colorate. Ricordando di quando l’amministratore tedesco della Faber-Castel (la multinazionale che produce matite commercializzate in tutto il mondo) regalò al cantautore una scatola di matite colorate, facendo la felicità di Fabrizio. Matite color pastello che, nella piazza appena inaugurata, si aprono diventando vele colorate, in un gioco di luci e colori che variano di tonalità con il passare del tempo, dalla luce del giorno alle ombre della notte.

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«Grazie alla città che ci ha accolto e che abbiamo sempre nel cuore – ha detto una emozionatissima Dori Ghezzi – e alla quale siamo legati da ricordi profondi, indelebili. Una piazza voluta da tutti, amici, amministratori, semplici cittadini. Un progetto che ha impiegato 15 anni prima di diventare realtà». Monsignor Sebastiano Sanguinetti, il vescovo di Tempio-Ampurias, nel salutare a nome della comunità ecclesiastica e dei fedeli Dori Ghezzi, Cristiano De Andrè e il maestro del disegno Renzo Piano, li ha ringraziati per il «dono di tante arti che hanno fatto all’intera isola, non soltanto alla città di Tempio. L’arte, in tutte le sue espressioni – ha detto il presule – e segno di vita, di pace, di unità. La Sardegna vi ha colpito al cuore – ha detto il vescovo, e il vostro regalo più grande è stato il perdono. Anche questa è arte».

Una folla immensa ha accolto, in piazza Gallura, l’arrivo della famiglia De Andrè e dell’archistar più famoso del pianeta. Un abbraccio spontaneo, commovente, con migliaia di richieste di foto e selfie che hanno sorpreso il riservatissimo architetto genovese, pur abituato a tributi oceanici grazie alle sue opere che impreziosiscono le megalopoli del pianeta.

Cristiano De Andrè, nel sottolineare che anche lui si sente «gallurese d’adozione, avendo respirato l’aria di questa terra sin da ragazzino grazie a mio padre, che mi ha fatto conoscere questo angolo di paradiso, che ho girato in lungo e in largo a bordo del taxi di un nostro amico di famiglia, Giovanni Mureddu. Un uomo che fece conoscere a mio padre la Gallura interna, l’eremo di L’Agnata dove ha realizzato i suoi sogni di agricoltore, abbandonati da piccolo nelle campagne di Asti, dove la famiglia aveva una campagna. Una città, Tempio, dove è nata mia sorella Luvi (assente perché ha avuto un bimbo di recente, auguri) e l’ultima delle mie figlie, Alice». Che ieri, radiosa come il sole, era in città a far compagnia al padre, ma in disparte, senza mai apparire, per non offuscare, con la sua bellezza, i protagonisti della giornata di festa. Piazza Fabrizio De Andrè, la ex piazza mercato di Tempio, ieri notte si è riempita di gente, di luci e di suoni, quelli nati dalla fervida mente di Fabrizio, suoni mediterranei intrisi di sonorità sarde, che amava ascoltare, nella tenuta di L’Agnata, per fonderne le melodie con le note che scaturivano dalla sua inseparabile chitarra. «E non ci lasceremo mai», ha detto Dori Ghezzi mentre si batteva il cuore rispondendo agli abbracci della folla».

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