La Nuova Sardegna

il ricordo COMMOSSO

L’archistar: «Lui un poeta io solo un costruttore...»

di Fabio Canessa
L’archistar: «Lui un poeta io solo un costruttore...»

INVIATO A TEMPIO. La piazza si raggiunge da vie strette e irregolari che si potrebbe azzardare un paragone con Genova, con i suoi budelli, i carrugi, le creuze. Tanto più ora che quella piazza lega...

22 luglio 2016
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INVIATO A TEMPIO. La piazza si raggiunge da vie strette e irregolari che si potrebbe azzardare un paragone con Genova, con i suoi budelli, i carrugi, le creuze. Tanto più ora che quella piazza lega il suo nome al principale cantore di quei luoghi, dell'umanità varia di quelle strade: Fabrizio De André. Un grande genovese, ma anche un po' sardo. Perché se non bastassero le sue meravigliose poesie in musica, c'è il profondo amore per l'isola del cantautore. Ricambiato da tutti in Sardegna. Non solo in Gallura, dove De André scelse di andare a vivere. Così da queste parti è semplicemente Fabrizio. O Faber, il soprannome che si dice gli abbia dato per primo Paolo Villaggio. Un suo grande amico. Come lo è stato Renzo Piano, anche lui di Genova, che per ricordare il cantautore ha ideato l'affascinante installazione nella piazza al centro di Tempio. Un progetto, poi sviluppato dagli architetti Massimo Alvisi e Junko Kirimoto, che parte da un'idea che lo stesso Renzo Piano definisce banale: «A lui piacevano tanto le matite colorate, le Faber, e quindi ho pensato a queste matite che sono una presenza leggera, quando sono arrotolate, e aperte diventano delle vele».

Idea semplice, dice l'archistar, ma che sicuramente mette insieme tante cose. Perché quelle vele ricordano anche la passione del cantautore per il mare, per la navigazione. Una passione condivisa con Renzo Piano. «Andavamo spesso in barca qui nel mare della Gallura, attraversando le Bocche di Bonifacio. Si andava a vela e si parlava di tante cose. Era un appuntamento costante». Il mare, ma non solo. Erano tanti i punti di contatto tra i due. Entrambi poi nei loro mestieri spinti da una ricerca costante, dalla sperimentazione: «Sì, un aspetto che ci accomuna. Solo che lui era un poeta, io sono soltanto un costruttore». Due grandi che non potevano che diventare grandi amici: «È un'amicizia di quelle lunghe – racconta l'architetto – di quelle che durano tutta la vita. Fatta di tante affinità che ci hanno tenuto insieme. C'è un affetto che è troppo difficile trasformare in parole. Purtroppo se n'è andato troppo presto».

Si commuove il geniale inventore di alcune delle strutture più celebrate al mondo. Parlando dell'amico non riesce a non emozionarsi, nonostante da buon ligure, aspro come De André, cerchi di non darlo a vedere. I ricordi viaggiano lontano. «Quando l'ho incontrato la prima volta? Non posso ricordarlo, si perde nel tempo», e raffiorano grazie a questa presenza in Sardegna, alla visita in compagnia di Dori Ghezzi nei luoghi amati dall'amico Fabrizio. A cominciare ovviamente dall'Agnata: «Un posto mitico, magnifico, con una natura splendida». Dall'Agnata al centro di Tempio, per l'inaugurazione della piazza che porta il nome di De André. «Non l'ho scelta io, è venuta fuori naturalmente. Da tutti quanti. Da Dori Ghezzi, da Tempio Pausania». La piazza del Mercato, aspetto da non sottovalutare per il valore simbolico. «Se c'è una persona al cui ricordo è giusto dedicare un piazza – sottolinea Renzo Piano – questa è Fabrizio. Sono luoghi dove la gente si ritrova, le differenza spariscono, le paure passano. Luoghi di convivenza, dove si sta insieme, dove ascoltare la musica che è una cosa straordinaria: mette insieme le persone, è poesia, bellezza. E lo dico sempre, la bellezza può salvare il mondo».

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