La Nuova Sardegna

l’intervento

Anche la Chiesa chiede giustizia

Don Cimino: un gesto così efferato non può restare impunito

22 luglio 2016
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TEMPIO. Anche la Chiesa fa sentire forte la sua voce sul pestaggio del giovane disabile a San Teodoro all'uscita della discoteca. Don Santino Cimino, delegato diocesano di Tempio-Ampurias e regionale per la pastorale della salute e degli ammalati, anche a nome del vescovo monsignor Sebastiano Sanguinetti, manda un messaggio di solidarietà alla vittima della brutale aggressione. «Esprimiamo, anche, vicinanza verso i familiari, augurando per il ragazzo una pronta e buona guarigione – dice don Cimino – allo stesso tempo, manifestiamo sgomento e indignazione per un episodio, ormai alla portata dei quotidiani e del mondo telematico, che ha suscitato non poche reazioni di giusta condanna per quanto accaduto. È impensabile e incredibile che si possa arrivare a colpire a più riprese e con una ferocia inaudita una persona debole, incapace di ogni minima difesa, con difficoltà psichiche ben evidenti. Peggio ancora quando a questa realtà nuda e cruda assistono persone che fanno da spettatori, senza intervenire o chiamare tempestivamente le forze dell'ordine».

Per don Cimino e per la Chiesa sarda, dunque, ci sono tanti colpevoli, non solo chi materialmente ha aggredito il disabile ma anche chi non ha mosso un dito per evitarlo. «La scena ripresa dai telefonini e pubblicata sul web – dice ancora il sacerdote – ha lasciato attoniti milioni di italiani ed è stato giusto che politici importanti siano scesi in campo per disapprovare un fatto così grave e gridare la parola che ora tutti vogliono si concretizzi: giustizia. Chi ha compiuto un gesto così efferato deve essere punito senza mezzi termini. Certamente, la Chiesa non appoggia la giustizia fai da te, ma chiede, in nome di chi sempre ha protetto e difeso i fragili della società, che le forme di giustizia promosse dallo Stato, siano adottate seriamente, e che la cultura del rispetto e della fratellanza primeggi soprattutto verso i meno fortunati della società». (s.d.)

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