La Nuova Sardegna

Gli albergatori: «Prima la lingua, poi il mestiere»

di Alessandro Pirina
Gli albergatori: «Prima la lingua, poi il mestiere»

Il presidente Manca: i turisti stranieri sono i più numerosi. Il docente Marcetti: le professionalità ci sono, ma non bastano

20 luglio 2016
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SASSARI. Prima l’inglese, poi la professione. Il presidente di Federalberghi non ha dubbi. Nella selezione del personale la conoscenza delle lingue straniere è per Paolo Manca anche più importante del sapere fare il cameriere. «Quello glielo posso insegnare io, l’inglese no». Il boom del turismo straniero ha cambiato i connotati del cameriere sardo, che oggi ha poco nulla a che vedere con quella figura per decenni rappresentata al cinema tra battute a sfondo razzista e qualche ajò di troppo. Oggi il cameriere, come qualsiasi altro operatore del turismo, deve avere una formazione a 360 gradi. «Per fare questo lavoro, per operare con qualità serve un certo grado di istruzione – afferma Manca –. Per prima cosa occorre conoscere le lingue. È basilare per chi intende entrare in questo mondo. Oggi abbiamo bisogno di specializzazione e professionalità, ce lo chiede il mercato e non possiamo tirarci indietro. Ma non è così facile trovare chi risponda a questi due requisiti».

Il boom degli stranieri. Manca parte dall’inversione di tendenza degli ultimi anni, che ha visto crescere a dismisura la presenza straniera nell’isola. In Sardegna chi arriva da oltre confine oggi ha quasi raggiunto il numero degli italiani. Un sorpasso che invece è già avvenuto in Gallura, regione leader del turismo. «Oggi non puoi pensare di voler lavorare nel settore turistico e non sapere le lingue – spiega Manca –. Come fai a rapportarti con i clienti? Per questo motivo preferisco assumere una persona che conosce l’inglese anzichè una che sa già fare il mestiere. Oggi il cameriere non è più solo quello che porta i piatti o pulisce le camere, ma deve essere una persona capace di raccontare il modo di vivere la vacanza al turista. Per questo richiediamo un certo livello culturale. Il resto glielo possiamo insegnare noi, ma lingue ed educazione no».

Conoscenze informatiche. Un altro elemento imprescindibile nella selezione del personale sono le conoscenze informatiche. «Ormai il computer è presente in quasi tutti i reparti. Non solo al ricevimento, ma anche in sala e in cucina. Bisogna sapersi muovere anche in quel campo. Le ordinazioni si fanno via mail, gli chef usano Excel e i camerieri prendono le comande con il computer. Per fare questo lavoro oggi serve una professionalità che prima non era richiesta. Ma la cosa positiva del nostro settore è che tutti possono arrivare in cima, tutti possono aspirare a diventare direttori d’albergo, ma devono per forza partire da quei primi requisiti. Lingue straniere ed educazione».

Il docente. Inglese imprescindibile anche per Carlo Marcetti, docente universitario della facoltà di Economia del turismo di Olbia. Anche per lui la conoscenza della lingua vale più del saper svolgere la professione. E cita un esempio concreto. «Nei giorni scorsi due giovani che non avevano esperienze in campo turistico ma sapevano l’inglese hanno trovato subito un lavoro. Quando arrivano richieste dagli albergatori noi indichiamo sempre giovani che conoscono almeno l’inglese. Mi rendo conto che spesso non sia facile reperire tutte le professionalità necessarie, ma dipende dalle zone».

Gallura leader. La forte presenza degli stranieri ha comportato un cambio di rotta, soprattutto in Gallura, dove la lingua è fondamentale per trovare una occupazione in campo turistico. «L’alberghiero di Arzachena lavora molto bene sulle lingue – dice Marcetti –. Li vedo all’opera all’aeroporto di Olbia, al bar come al catering dell’Avazione generale. Sono bravi, governano il loro spazio con autonomia e autorevolezza. Che in Sardegna non ci sono professionalità è un luogo comune che va intaccato. Il problema è che non bastano a soddisfare le richieste».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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