La Nuova Sardegna

Europa contro Londra «Negoziato poi addio»

di Maria Berlinguer
Europa contro Londra «Negoziato poi addio»

Juncker: non sarà divorzio consensuale. I Paesi fondatori preparano il futuro La proposta di Renzi alla Germania: congelare il fiscal compact e il bail in

26 giugno 2016
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ROMA. «Non sarà un divorzio consensuale ma non è stata neanche una grande storia d’amore». Dopo lo shock del referendum Jean-Claude Juncker ribadisce che la Gran Bretagna deve uscire «immediatamente» dalla Unione europea. E la posizione del presidente della Commissione Ue, in difficoltà e quasi commissariato dalla nascita di un nuovo direttorio formato da Francia, Italia e Germania, coincide con quella dei ministri degli Esteri dei sei Paesi fondatori (Germania, Francia, Italia, Lussemburgo, Belgio e Olanda) ma, che ieri si sono incontrati a Berlino per studiare le contromosse europee alla Brexit.

Ma la cancelliera tedesca prende ancora tempo. «Le trattative non possono durare in eterno ma tocca alla Gran Bretagna muovere i suoi passi», ha detto la cancelliera. «L’importante è che la Gran Bretagna fino all’uscita mantenga tutti i diritti e i doveri di un paese membro della Ue», aggiunge Merkel, sotto pressione anche nel suo Paese dove, è il caso del quotidiano conservatore Die Welt, le viene rinfacciata la politica delle porte aperte ai migranti che avrebbe spaventato gli inglesi.

Per il rilancio dell’azione europea si punta sempre più su un assetto di «cerchi concentrici» che sotto la regia di Germania, Francia e Italia, consenta a chi lo voglia di andare più avanti degli altri Paesi nell’integrazione. Un’Europa a due velocità che potrebbe coinvolgere anche Olanda, Lussemburgo e Belgio.

A Berlino intanto domani ci sarà un summit tra Merkel, Hollande e Renzi. E il premier italiano, che ieri sera è volato a Parigi per incontrare Francois Hollande, potrebbe presentarsi all’appuntamento con due richieste decisive per rispondere alla Brexit. Il congelamento dell’entrata in vigore del fiscal compctat e del bail in. Due misure considerate indispensabili per dare slancio all’economia del vecchio Continente. Ieri in ogni caso a Berlino si sono visti i ministri degli Esteri dei sei Paesi fondatori, convocati dal ministro degli esteri tedesco, Frank Walter Steinmeier.

«Non permetteremo a nessuno di rubarci la nostra Europa», ha detto Steinmeier prima del summit. Secondo il capo delle Farnesina, Paolo Gentiloni, «una delle risposte che gli europei si aspettano per dare una prospettiva al futuro dell’Europa riguarda la capacità di avere politiche comuni sull’immigrazione». «Indietro non si torna», hanno spiegato i sei ministri degli Esteri al termine della riunione, esprimendo insofferenza per l’atteggiamento dilatorio della Gran Bretagna e del premier dimissionario David Cameron che ai suoi, secondo quanto riportato da indiscrezioni dei media inglesi, avrebbe candidamente confessato di «non volersi fare il mazzo» avviando le pratiche per l’uscita del suo Paese dalla Ue, facilitando il lavoro del suo successore. Per evitare l’effetto contagio della Brexit invece è necessario spingere di più l’acceleratore sull’integrazione europea e questo può capitare, come spiegato dal presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, solo con un assetto a cerchi concentrici, ovvero con un’Europa a più velocità. Ma perché capiti è necessario che la Gran Bretagna esca ed esca presto. «Non dobbiamo essere cattivi», ha detto la Merkel. Ma le istituzioni europee vogliono anche dare un segnale forte agli altri Paesi (Francia, Olanda, Polonia) dove i partiti euroscettici stanno già cavalcando la Brexit pronti a chiedere analoghi referendum. Il tema sarà in ogni caso affrontato domani al vertice tra Merkel, Hollande e Renzi. Un summit al quale la cancelliera, confermando le voci che danno le quotazioni di Juncker in caduta libera, ha invitato a rappresentare le istituzioni Ue Donald Tusk e non il presidente della commissione europea che pure ieri è stato prodigo di attenzioni con la Merkel. «Berlino rafforzerà il suo ruolo dopo questo divorzio non consensuale», ha assicurato Juncker.

La partita diplomatica è solo all’inizio. E oggi gli spagnoli tornano a votare per la seconda volta in sei mesi. Intanto martedì a Bruxelles ci sarà l’ultimo vertice a 28 con David Cameron che verrà a rappresentare la Gran Bretagn. Mercoledì il summit a 27.

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