La Nuova Sardegna

Sir Zola amareggiato: ora per gli stranieri sarà tutto più difficile

di Giandomenico Mele
Sir Zola amareggiato: ora per gli stranieri sarà tutto più difficile

Il campione, 7 anni nel Chelsea, ha il titolo di baronetto: «Il referendum ha diviso il Paese, non so cosa aspettarmi»

25 giugno 2016
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PORTO CERVO. «Sono a disagio, d’ora in poi penso sarà tutto più difficile per gli stranieri che vivono in Inghilterra». Il giorno di Brexit, Gianfranco Zola, il sardo più famoso d’Inghilterra, è al Pevero Golf Club che gioca con Alessandro Del Piero, invitato per il Costa Smeralda Invitational. L’Inghilterra sarà un po’ più lontana per chi ci lavora e per chi ha sempre visto Londra come la città più cosmopolita d’Europa. «Sinceramente non conosco tutte le implicazioni politiche ed economiche che l’uscita del Regno unito dall’Ue può determinare – dice Zola –. Però la prima cosa che ha prodotto la scelta di uscire dall’Unione Europea è di aver diviso l’Inghilterra, tra la parte che spingeva per restare nell’Ue e quella che ha scelto per l’exit e che ha vinto». Poi la frattura generazionale, che ha portato i giovani a subire le decisioni dei vecchi. «I giovani tra i 17 e i 30 anni volevano rimanere nell’Ue, è la parte più anziana della popolazione che è stata determinante», sottolinea Zola. I tifosi inglesi lo avevano ribattezzato "Magic box", la scatola magica, perché nei 7 anni al Chelsea dai suoi piedi uscivano fuori magie di raffinata tecnica. Lui nominato dalla regina "Member of the British Empire" per i suoi meriti sportivi, vede quell’impero sempre più lontano dall’Europa, dall’Italia e dalla Sardegna. «Quando ho saputo la notizia la prima sensazione è stata quella di sorpresa, non me l’aspettavo, pensavo che l’Inghilterra e tutto il Regno unito avessero l’interesse prioritario di rimanere in Europa», rivela ancora il campione di Oliena.

Disagio e incertezza. Zola si fa più serio e continua a ragionare sull’addio britannico all’Europa. «Il mio disagio e la mia incertezza sulle conseguenze sono il sentimento prevalente, non so cosa può aspettare il Regno unito, chi ci vive e ci lavora, i tanti italiani e sardi che hanno scelto una città splendida come Londra» continua l’ex calciatore di Torres, Cagliari, Napoli, Parma e Chelsea. Lui che può fregiarsi del titolo di Sir, che passa lunghi periodi dell’anno a Londra, che ha ricevuto nel 2004 l’ambita onorificenza dalla Regina Elisabetta come i più alti rappresentanti del Regno Unito: nel suo stesso periodo il calciatore David Beckham, il cantante dei Rolling Stones Mick Jagger e la scrittrice JK Rowling. Dopo la vittoria del "Leave" la scrittrice inglese ha twittato sul suo profilo: «Non penso di aver mai voluto un po’ di magia più di quanto desideri ora». Zola, nel segno di quella modestia che ha sempre contraddistinto la sua carriera di calciatore e la sua vita, resta più possibilista e scruta l’orizzonte. «Non voglio anticipare conseguenze che non conosco, ripeto che le mie prime sensazioni sono di disagio e incertezza sul futuro».

Effetto calcio. Inevitabile poi parlare di calcio. Per uno che in 7 anni nella Premier League ha vinto due FA Cup, una Coppa delle Coppe, una Supercoppa Europea, che ha segnato un gol indimenticabile con la Nazionale proprio a Wembley, diventa obbligatorio guardare al pallone. Perché un calciatore, nonostante i suoi privilegi e gli stipendi d’oro, resta un lavoratore. Che da oggi diventa un prestatore d’opera extracomunitario, con la necessità di avere un regolare permesso di soggiorno. «Il calcio è un business, la Brexit condizionerà certamente anche il mondo del pallone, soprattutto nel campionato inglese – sottolinea –. Le norme rigorose sui permessi di soggiorno avranno ripercussioni sulle squadre più importanti. Ma le ripercussioni saranno su tutti i mercati, il calcio non farà eccezione». La sorpresa più amara per chi sul campo da calcio apriva spesso la scatola magica».

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