La Nuova Sardegna

Roulotte, computer e stampanti smaltiti dai Rom, due indagati alla Regione

di Mauro Lissia
Rifiuti speciali nel campo Rom
Rifiuti speciali nel campo Rom

I rifiuti speciali dell’ente nel campo nomadi. Nei guai sono finite altre cinque persone, tra loro un imprenditore sassarese

24 giugno 2016
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CAGLIARI. Vincevano col trucco le gare d’appalto per smaltire i rifiuti speciali della Regione ma anzichè consegnarli all’impianto autorizzato del Tecnocasic li trasportavano di notte a un inceneritore artigianale: il campo Rom abusivo della strada 554. L’obbiettivo: risparmiare i costi dello smaltimento legale. Così nei roghi accesi dai nomadi sono finite nell’arco di undici anni - fra il 2003 e il 2014 - almeno una parte delle 117 roulottes rottamate dalla Protezione civile, i componenti metallici di computer, monitor e stampanti dismessi dagli uffici regionali, i cosiddetti rifiuti Raee di cui la legge prescrive uno smaltimento controllato in sicurezza. Nata da una segnalazione del Gruppo di intervento giuridico, che denunciava i fumi tossici diffusi attorno al campo, l’inchiesta “Aria pulita” coordinata dai pm Marco Cocco e Guido Pani e condotta dal commissario del Corpo Forestale Fabrizio Madeddu era deflagrata il 17 novembre 2014 con gli arresti dei due dipendenti regionali indicati come responsabili del traffico illegale di rifiuti.

Ieri mattina la polizia giudiziaria ha notificato ai sette indagati l’avviso di chiusa indagine che prelude alla richiesta di rinvio a giudizio. Le accuse: associazione a delinquere in reati che vanno, con diversi livelli di responsabilità, dal peculato alla truffa aggravata e continuata fino al falso ideologico e materiale in atti pubblici, alla turbata libertà degli incanti e al traffico illecito di rifiuti. I nomi: il presunto promotore dell’organizzazione è l’usciere regionale Pietro Porcu (54 anni), i complici principali sono per la Procura il funzionario del servizio Provveditorato regionale Iolao Pistis (53) e l’imprenditore nel ramo trasporti Luciano Serra (54). Con loro sono accusati di aver lavorato al business dei rifiuti tossici e delle roulottes Artur Adamonis (29 anni) di Minsk, amministratore di alcune società di trasporti, il carrozziere e sfasciacarrozze Paolo Scanu (66 anni) di Monserrato, il socio di Porcu e dipendente della Ecoforestal Santino Boi (47 anni) di Villanovatulo e l’imprenditore Luciano Marceddu (55 anni) di Sassari, titolare della ditta di autodemolizioni Eredi Marceddu.

I fatti secondo l’accusa: il primo passo dell’affare era costituire società in grado di partecipare agli appalti regionali per lo smaltimento dei Raee. Le gare venivano quindi taroccate con l’aiuto di Pistis, il cui ufficio si occupava proprio delle procedure di affidamento degli incarichi di servizio. Il resto è venuto alla luce quando la Forestale è riuscita a filmare alcuni autocarri che nottetempo scaricavano i rifiuti speciali nel campo Rom della 554. Comprendere il meccanismo illegale non è stato difficile, è apparso evidente che le ditte vincitrici degli appalti aggiravano l’obbligo di smaltire al Tecnocasic per risparmiare il costo. Una scorciatoia che avrebbe garantito un profitto complessivo di un milione e 700 mila euro. A rendere possibile l’operazione era una sequenza di falsificazioni, dai timbri alle fatture, per arrivare ai documenti di trasporto.

Diverso il sistema che riguarda le roulottes della Protezione civile: l’idea dell’amministrazione regionale, ai tempi di Renato Soru, era di dare un taglio netto al parco automezzi per ridurre le spese. Dalla relazione ricognitiva firmata dall’allora assessore agli enti locali Gian Valerio Sanna il 21 settembre 2007 saltò fuori che il «patrimomio meccanizzato» pubblico era costituito da 725 mezzi e di questi 117 erano roulotte in carico alla Protezione civile: la scelta fu di rottamarle. La banda capeggiata da Porcu, vincitrice dell’appalto, preferì vendere per mille-duemila euro l’una i caravan in condizioni accettabili e di dare alle fiamme gli altri.

Resta aperto - gli atti sono stati stralciati - un altro ramo dell’inchiesta: riguarda lo smaltimento illegale di 500 automobili dismesse dalla Regione. Dove sono finite? Gli investigatori del Corpo Forestale cercano la risposta, mentre la Procura della Corte dei Conti indaga per danno erariale.

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