La Nuova Sardegna

«Stop ai ribassi sul latte e al pecorino straniero»

di Alessandra Sallemi
«Stop ai ribassi sul latte e al pecorino straniero»

La rivolta dei 4500: levata di scudi in difesa delle produzioni locali

18 giugno 2016
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CAGLIARI. Una levata di scudi nazionale in difesa del prezzo del latte sardo e anche della sua qualità col viceministro delle Politiche agricole, Andrea Olivero, che davanti a 4.500 persone ha dichiarato l’apprezzamento per la qualità del latte isolano e la sua antichissima tradizione.La platea è stata il raduno di Coldiretti alla fiera di Cagliari, una delle tappe del tour nazionale promosso dall’associazione per sostenere la produzione agricola italiana e, anche, per far sapere che la più importante organizzazione del settore in Italia si schiera per il Sì al referendum sulle riforme istituzionali volute dal governo Renzi «perché - come ha spiegato in apertura del suo discorso Ettore Prandini, vicepresidente nazionale di Coldiretti - dobbiamo semplificare i passaggi legislativi, di questo c’è bisogno». Durante la mattinata sul palco di stile televisivo si è parlato con vari accenti dei problemi della produzione agricola sarda, ma il tema che ha acceso gli interventi sono stati il prezzo del latte e la tracciabilità del pecorino, che ha una reputazione da difendere perché è molto imitato se è vero, come si spiegava ieri, che negli Stati Uniti sette pecorini su dieci sono fasulli: prodotti con latte di vacca, ma sull’etichetta c’è scritto “pecorino”.

Gli obbiettivi. La mattinata è servita per mettere a fuoco l’obbiettivo principale delle politiche a favore dell’agricoltura, sarda e non solo, vale a dire l’apertura ai mercati internazionali, e per indicare la caratteristica esatta che bisogna darsi per gareggiare su una platea mondiale, cioè la qualità. Così Ettore Prandini: «La nostra competizione non è sui grandi numeri, che non abbiamo, non è sui prezzi, anche se sui prezzi bisogna lavorare, ma è sulla qualità. Ecco perciò che oggi da Cagliari deve partire un messaggio forte: sulla qualità dobbiamo fare squadra».

I costi. La vitalità dell’agricoltura come settore economico sul quale puntare è stata ribadita dal dato nazionale: è l’unico settore dove i posti di lavoro sono in aumento, 13mila unità in più negli ultimi due anni. L’ufficio economico di Coldiretti spiega però che in Sardegna coltivare e allevare costa il 15% in più rispetto alla media del territorio nazionale a causa dei prezzi più elevati per concimi e gasolio, ma anche per mangime e foraggi.

Le difficoltà. Negli interventi sul palco della fiera è emerso con forza che, dalla trasparenza, la produzione sarda lattiero casearia, vinicola e dei cereali ha tutto da guadagnare. Strumenti quali la tracciabilità delle varie fasi di produzione dichiarata al consumatore nell’etichetta (come prevede la legge di imminente emanazione) e la difesa delle denominazioni originarie dei prodotti, per Coldiretti sono argomenti decisivi. Ancora Prandini: «Noi non potremo accettare che il Cannonau sia prodotto in Sardegna e poi anche negli Stati Uniti e venga chiamato lo stesso Cannonau. In generale gli standard qualitativi non devono andare verso il basso per accontentare gli interessi degli Usa dove si usano ormoni negli allevamenti. Il prodotto sardo ha di per sé una reputazione di eccellenza, il nostro impegno è per la tracciabilità puntuale del prodotto lattiero caseario. E dobbiamo costruire il rapporto di filiera, vogliamo che produzione e trasformazione vadano assieme. Si deve capire che, qui in Sardegna, il valore aggiunto della trasformazione deriva dalla storia, è vero, come vedo scritto fuori, che senza pastori non c’è Sardegna. E il latte deve essere retribuito anche in funzione di cultura e storia».

Il prezzo del latte. Luca Saba, direttore regionale di Coldiretti, ha indicato in 97 centesimi al litro il prezzo “giusto” per il latte sardo. La protesta dei pastori sardi che è ciclica, ma non per questo meno sofferta, deriva dal fatto che nel novembre 2015, a causa del crollo del prezzo del pecorino sardo sul mercato americano, si erano pattuiti 90 centesimi al litro ma subito dopo, ha spiegato Battista Cualbu presidente regionale di Coldiretti, «gli industriali sardi hanno cominciato a pagarlo 80». Cualbu ha preso la parola dopo Roberto Moncalvo, il presidente nazionale che ha annunciato al vasto pubblico il sostegno di Coldiretti nazionale nella nuova vertenza latte. Cualbu: «Ci oppongono che c’è troppa produzione di latte, ma quando chiediamo a quanto ammonta questo eccesso ci dicono che si tratta di dati sensibili e non ci danno risposte. E noi, da parte degli industriali dell’isola, vorremmo lealtà. Il primo passo per capire sarà la tracciabilità obbligatoria del latte, poi servirebbe uno scatto di orgoglio da parte delle cooperative, che ora fungono da magazzino degli industriali. Le cooperative dovrebbero invece dotarsi di manager che commercializzano il prodotto, così si potrebbe governare il mercato stabilendo prezzi minimi sotto i quali non si vende. Si parla di troppo latte sardo e poi si importa il latte da fuori».

Pecorino straniero. Il pecorino sardo deve essere prodotto esclusivamente con latte sardo: Luca Saba spiega che, con la nuova tracciabilità obbligatoria, non si potrà più giocare sull’equivoco del “prodotto in Italia”, come oggi può succedere per alimenti lavorati in Italia o in Sardegna ma con materie prime di altre regioni del mondo. Nell’etichetta dovrà esserci scritto il luogo di produzione e anche dove il latte è stato munto. Sarà il grande vantaggio del buon pecorino tutto sardo.

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