La Nuova Sardegna

«La qualità è eccellente, il punto di forza»

«La qualità è eccellente, il punto di forza»

Dopo la polemica sulle parole dell’imprenditore Pinna. L’allevatrice: aziende pensano solo agli utili

18 giugno 2016
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CAGLIARI. Giovanni è un pastore giovane, sale sul palco allestito da Coldiretti in un padiglione con 5mila sedie, tutte occupate: «Sono incazzato, come tutti gli altri. Nessuno si deve permettere di parlare del nostro prodotto, perché quando si parla del latte si parla della nostra storia. Prima di me c’era mio padre e prima di lui suo padre, tutte persone che sul loro lavoro hanno costruito quello che sono». Giovanni si riferisce al paragone tra latte sardo e latte romeno, dove una frase dell’industriale di Thiesi Pierluigi Pinna sembrava che andasse a sfavore del latte sardo. La frase è stata rapidamente rivista dallo stesso Pinna il quale ha spiegato che non intendeva minimizzare il nostro latte di fronte a quello straniero, ma semplicemente parlare delle caratteristiche dei due prodotti, confronto dal quale i produttori sardi escono a testa alta. La frase è stata pronunciata in seguito al fermo per un controllo di un camion destinato alla Sardegna dove era contenuto formaggio che i Pinna producono nello stabilimento avviato dieci anni fa a Timisoara e che, come succede da dieci anni a questa parte, viene portato a Thiesi per grattuggiarlo ed esportarlo. Pinna ha spiegato infine che si tratta di una linea di produzione diversa, staccata dal pecorino sardo-romano prodotto a Thiesi e famoso anche negli Stati Uniti.

Giovanni sul palco fra gli applausi ha continuato a parlare dell’attuale pressante problema dei pastori sardi, il prezzo del latte che a loro oggi viene pagato il 30 per cento in meno rispetto allo scorso anno. «La nostra crisi nasce dall’ingordigia di un sistema industriale mai sazio, un sistema che in qualche modo minaccia anche la sopravvivenza delle cooperative: se si abbassa troppo il prezzo del latte chi può sopravvivere sono soltanto loro, i grossi trasformatori. Dopo che per alcuni anni le cose sono andate bene, adesso siamo in difficoltà, mi chiedo come possiamo liberarci di questo sistema».

Un’allevatrice con azienda di 18 ettari nella Nurra chiede che non sia fatto il suo nome e spiega: «Credo che le grosse aziende debbano arrendersi al fatto che oggi non è più tempo di pensare solo agli utili, bisogna allargare l’azione anche al sociale e questo le grosse aziende lo fanno se danno più valore al nostro latte». (a.s.)

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