La Nuova Sardegna

Il pm chiede l’ergastolo per Mesina

di Valeria Gianoglio
Il pm chiede l’ergastolo per Mesina

L’assassinio risale a 42 anni fa. A incastrare l’ex primula rossa di Orgosolo una serie di intercettazioni della Dda

15 giugno 2016
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NUORO. Stavolta, ha preferito non essere presente in aula. Qualche settimana fa, parlando con i suoi avvocati, Beatrice Goddi e Maria Luisa Vernier, Graziano Mesina lo aveva ammesso: «Non me la sento più di ascoltare un’altra richiesta di condanna, soprattutto per un fatto di 42 anni fa. Non verrò in tribunale». Così, le conclusioni del pm, Graziano Mesina le ha apprese solo nella tarda mattinata di ieri, quando le sue due legali lo hanno raggiunto nel carcere di Badu ’e Carros. «Il pm ha chiesto l’ergastolo?», ha detto loro, pensando di fare una battuta. «Sì, ha chiesto l’ergastolo», gli hanno risposto loro spazzando via ogni suo dubbio e ironia. Perché stavolta, trattandosi di un processo con il rito abbreviato – quello per l’omicidio di Santino Gungui, avvenuto nella notte tra il 24 e il 25 settembre del 1974 a Mamoiada – Graziano Mesina, pensava che la pubblica accusa non avrebbe richiesto la condanna al carcere a vita, ma una condanna a 30 anni di carcere.

Ma il pubblico ministero, Giorgio Bocciarelli, al termine della sua lunga e dettagliata requisitoria, ieri mattina lo ha proposto lo stesso al gup Claudio Cozzella: «Per me, un caso come questo, merita solo la condanna all’ergastolo. Poi veda il giudice».

Così ha concluso dopo più di due ore di ricostruzione dei fatti, delle indagini e delle prove che inchioderebbero l’ex primula rossa di Orgosolo. Toccherà alla difesa nell’udienza che è stata fissata per il 25 ottobre cercare di smontare queste accuse e di dimostrare, come hanno accennato nelle precedenti udienze, che Graziano Mesina, all’epoca del fatto contestato si trovava in carcere a Novara. E da quella posizione, hanno precisato le due legali, sarebbe stato piuttosto difficile commissionare un omicidio.

I due difensori hanno chiesto di poter discutere tra qualche mese, a causa della concomitanza, a Cagliari, di un processo nel quale Mesina è accusato di far parte di un’associazione a delinquere piuttosto estesa, e che proprio in questi giorni toccherà una nuova udienza. Secondo la ricostruzione del pm Bocciarelli, dunque, sulla colpevolezza di Mesina non c’è alcun dubbio. Santino Gungui, nella notte di Natale di 42 anni fa, era stato ammazzato con quattro colpi di fucile caricati a pallettoni su preciso mandato di Mesina.

Il pm, infatti, ha contestato a quest’ultimo l’aggravante della premeditazione. E nella sua requisitoria di ieri mattina ha spiegato nel dettaglio il perché. Secondo la pubblica accusa, Mesina aveva commissionato la morte di Gungui perché quest’ultimo avrebbe trattenuto diversi soldi che invece avrebbero dovuto essere destinati ad altri.

Il movente dell’omicidio, insomma, sarebbe un debito non saldato. Mesina, ha ricordato ancora il pm, è stato inchiodato da alcune intercettazioni disposte nell’ambito di un’altra inchiesta della Dda: si tratta proprio dell’inchiesta sull’associazione a delinquere confluita poi in un rinvio a giudizio e in un processo che si sta celebrando in questi mesi. In diversi passaggi di quelle intercettazioni, ha spiegato il pm, Mesina, parlando con uno dei suoi autisti, Giovanni Filindeu, aveva fatto riferimento a Santino Gungui e anche a un debito. Mesina, in realtà, non ha mai negato di aver pronunciato quelle frasi: non lo aveva negato nemmeno quando il pm Bocciarelli lo aveva interrogato dopo la notifica dell’informazione di garanzia che lo riguardava. Solo che non ha mai ammesso che quel debito fosse stato all’origine dell’omicidio. «È un omicidio legato alla faida», ha sempre detto Mesina. «Per quella vicenda non lo avrebbero mai toccato – aveva risposto l’ex latitante di Orgosolo al pm Bocciarelli – specie la persona che vi sto dicendo». «Voglio precisare – aveva aggiunto Mesina nella stessa occasione – che io non ho mai incaricato nessuno per uccidere qualche mio nemico. Quando è stato ammazzato mio fratello mi sono vendicato da solo. Lo sanno tutti che non delego le vendette a nessuno».

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