La Nuova Sardegna

No al “tovagliometro”, assolta una ristoratrice accusata di evasione fiscale

di Mauro Lissia
Il tribunale di Cagliari
Il tribunale di Cagliari

Per il tribunale di Cagliari il numero delle salviette lavate non corrisponde ai pasti venduti. La donna era accusata di avere evaso l’Ires per oltre mezzo milione di euro

14 giugno 2016
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CAGLIARI. Non è detto che a un tovagliolo sporco corrisponda un pasto venduto: l’ha stabilito il giudice Stefania Selis, che ieri ha assolto perché il fatto non sussiste Maria Luisa Corongiu, legale rappresentante e amministratrice della società “Incentive house Convento San Giuseppe” che gestisce il ristorante omonimo, da molti anni sede di feste, ricevimenti e celebrazioni d’alto bordo a Cagliari, tra cui nel 2008 la cerimonia conviviale di inaugurazione dell’anno giudiziario.

L’imprenditrice era stata mandata a giudizio dal pm Andrea Massidda con l’accusa di aver evaso Ires nel 2008 per una cifra pari a 344924 euro ed elementi passivi fittizi per 204512 euro. La prova dell’evasione, secondo l’agenzia delle Entrate, era stata raggiunta grazie al “tovagliometro”, sistema usato in tutta Italia che serve a calcolare il numero di pasti venduti da un ristorante in base al numero di tovaglioli inviati alla ditta che si occupa del lavaggio. Nel caso del Convento di San Giuseppe risultavano 30 mila tovaglioli usciti dal bucato ma solo 20 mila pasti fatturati. Ammessa per prassi una tolleranza pari al dieci per cento legata - secondo l’agenzia delle Entrate - all’abitudine dei bambini di sporcarsi oltremisura con il cibo, sul novanta per cento della differenza la società Incentive House avrebbe dovuto pagare l’imposta che risultava evasa.

L’avvocato Andrea Pogliani, difensore dell’imprenditrice, è riuscito però a convincere il giudice: in un ristorante d’alto livello come quello del San Giuseppe - ha sostenuto il legale - la spesa per il lavaggio del tovagliato non è che una percentuale insignificante rispetto al ricavato dell’attività.

La conseguenza è che nessuno fra i camerieri del locale lesina sui tovaglioli, che vengono sostituiti continuamente e forniti ai clienti ad ogni richiesta per garantire una qualità elevata del servizio e il maggior confort possibile. Per questo, bambini a parte, non è corretto calcolare il numero dei pasti venduto semplicemente rilevando quello dei tovaglioli lavati: il secondo supera sempre nettamente il primo. Da qui la decisione del giudice Selis di accogliere la tesi difensiva e assolvere l’imputata dall’accusa di infedele dichiarazione dei redditi riferita all’anno 2009.

L’inchiesta della Procura era nata dopo la segnalazione dell’Agenzia delle Entrate: i conti fondati sul “tovagliometro” erano stati acquisiti dal pm Massidda, che aveva citato direttamente a giudizio Maria Luisa Corongiu. Al dibattimento, il pm aveva chiesto la condanna a un anno di reclusione.

La sentenza del tribunale monocratico potrebbe ora mettere in discussione altri procedimenti nati grazie al calcolo effettuato sui tovaglioli: a Cagliari sono sotto giudizio almeno altri due ristoranti molto frequentati, centinaia di locali sono finiti nei guai giudiziari in tutta Italia per la stessa ragione. (m.l)

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