La Nuova Sardegna

Non si placa la grande sete bacini al livello di pericolo

di Silvia Sanna
Non si placa la grande sete bacini al livello di pericolo

L’isola affronta la stagione estiva con scorte risicate rispetto a un anno fa Dopo i razionamenti dell’inverno sono iniziate le restrizioni nelle campagne

12 giugno 2016
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SASSARI. La sete non si placa, i lunghi mesi senza una goccia di pioggia hanno lasciato invasi semi vuoti. L’isola affronta l’estate con timore: da qualche parte i rubinetti delle campagne si chiudono prima del tempo e c’è già chi immagina a breve nuove restrizioni nelle case. Giorno dopo giorno il livello all’interno dei bacini cala velocemente mentre l’isola aspetta l’assalto dei turisti. Rispetto a un anno fa la situazione è peggiorata: la Sardegna si trova – dicono i parametri stabiliti dall’Autorità di bacino – in una situazione di pericolo-allerta. Sotto la quale c’è solo il livello di emergenza.

I numeri. La percentuale di riempimento degli invasi in teoria non dovrebbe fare paura. Secondo i dati relativi alla situazione fotografata il 31 maggio, l’isola può fare affidamento a 1283, 69 milioni di metri cubi d’acqua, che corrispondono al 71,63% del volume di riempimento consentito. Tutto ok dunque? No, perchè in appena un mese (dati fine aprile) c’è stato un calo di 3 punti percentuali e sono stati consumati circa 55 milioni di metri cubi d’acqua. Ma il raffronto che fa più paura è quello con i numeri di maggio 2015: un anno fa il volume invasato corrispondeva a 1519,54 milioni, e la percentuale di riempimento sfiorava l’85%. Cioè quasi 14 punti più di oggi.

L’inverno asciutto. È la conseguenza di uno degli inverni più asciutti degli ultimi anni, inferiore – dicono gli esperti – solo a quello del 2003. Tra dicembre 2015 e gennaio il livello degli invasi era sceso sino al livello di emergenza, per questo in buona parte dell’isola erano state predisposte restrizioni nell’erogazione dell’acqua, con chiusure nelle ore notturne. E alcuni sindaci – soprattutto della zona del Goceano, del Monte Acuto e della Baronia (zona servite dall’invaso di Sos Canales a Pattada) avevano firmato ordinanze nelle quali invitavano la cittadinanza a utilizzare l’acqua solo per lo stretto indispensabile. Poi, febbraio, le piogge avevano risollevato il livello dei bacini e la situazione era tornata quasi alla normalità. Ma i problemi, in realtà, non sono stati risolti.

Indice di pericolo. Lo dimostra l’indice 0,28: è l’indicatore di stato che attesta la situazione di pericolo. Tra gli invasi isolani, a stare peggio sono ancora quelli della Baronia e tutta l’area del Coghinas e Bidighinzu (che serve il Sassarese), leggermente più su il Liscia (Gallura) e l’Oglaistra. Zero problemi, come sempre, per il Campidano e l’Oristanese.

Rubinetti chiusi. La stagione irrigua è iniziata ovunque con un mese di ritardo, ora in alcune zone procede a stento. In Gallura, per esempio, i campi si innaffiano a turno secondo un calendario stabilito dal Consorzio di Bonifica. Che annuncia, oltre alle restrizioni, la possibilità di chiusure improvvise.

Le previsioni. In una situazione simile cresce la preoccupazione per quello che potrebbe accadere in piena estate, quando la popolazione raddoppierà, e in autunno: le scorte, in assenza di piogge, saranno ridotte all’osso.

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