La Nuova Sardegna

Finanziaria impugnata: quattro articoli nel mirino

Il Governo contesta le risorse blindate, il patto di stabilità, usi civici e disavanzo La Regione: «Prendiamo atto ma il bilancio non è certo in discussione»

11 giugno 2016
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CAGLIARI. Se nel centrosinistra qualcuno sperava che le annunciate zone grigie della Finanziaria 2016, approvata ad aprile dal Consiglio regionale, passassero sotto silenzio, è rimasto deluso. Il Consiglio dei ministri ha impugnato tre articoli e, mesi fa, su almeno due di questi era stato lo stesso assessore al Bilancio, Raffaele Paci, a mettere le mani avanti fino a dire alla sua stessa maggioranza: «La Giunta è contraria ai vostri emendamenti e se in futuro Palazzo Chigi dovesse accorgersi di quello che state per approvare, impugnerà». Ha impugnato. Davanti alla Corte costituzionale per conflitto di competenza, il Governo porterà anche un altro caso molto più tecnico. Riguarda il possibile mancato pareggio di bilancio nei conti della Regione fra entrate e uscite. È questo un incidente di percorso che neanche la Giunta aveva immaginato e su cui sarebbe però pronta a porre rimedio. Comunque – stando ai comunicati della Regione – «il conflitto non bloccherà la spesa, i soldi ci sono e il funzionamento dell'intero bilancio va e andrà avanti senza intoppi».

I quattro casi. Questi sono gli articoli contestati dal Governo. Entrato in Finanziaria con un emendamento presentato e approvato dalla maggioranza di centrosinistra, ecco il primo articolo. Riguarda «l’impossibilità per qualunque creditore di pignorare i finanziamenti europei, nazionali e regionali concessi agli Enti locali e ai Consorzi di bonifica per realizzare opere pubbliche». In buona sostanza, quei soldi – sempre secondo la Finanziaria – «sono intoccabili per chiunque». Niente da fare, è stata la replica del Governo: «Non è possibile imporre quel divieto e tra l’altro è contrario anche al Codice civile». Va ricordato: oltre a Paci, ad aprile a sollevare più di un dubbio era stato anche il vicecapogruppo di Forza Italia Marco Tedde, con un ricorso all’ufficio Affari regionali di Palazzo Chigi e la sua tesi è stata condivisa dal Consiglio dei ministri.

Il secondo articolo contestato – anche su questo l’assessore Paci si era detto perplesso – riguarda invece una sorta di salvacondotto concesso sempre dalla Finanziaria ai piccoli Comuni nel caso in cui avessero sforato la spesa prevista dal Patto di stabilità. «Saranno esenti dal pagare sanzioni e penali», è scritto nell’emendamento votato ancora dalla maggioranza. Il Governo ha replicato, in estrema sintesi, «non è questo un tema di competenza della Regione e comunque non possono esserci zone franche nella contabilità». E ancora: chi spende oltre quanto previsto, compresi i piccoli Comuni, non può passarsela liscia.

Il terzo articolo impugnato è intorno alla possibilità prevista dalla Finanziaria ancora ai Comuni di «modificare l’attuale stato giuridico dei terreni a uso civico, o pubblico, che se eventualmente declassati non saranno più coperti dalla tutela del demanio e potranno essere venduti». Il Governo ha replicato che «questa decisione sulla tutela del paesaggio non poteva essere presa dalla Regione in maniera unilaterale ma andava concordata con lo Stato». Va detto che, mesi fa, fra i primi a sollevare il caso degli usi civici a rischio erano stati gli ambientalisti del Gruppo d’intervento giuridico.

Il quarto articolo impugnato è nella legge di Bilancio e riguarda la copertura di un possibile disavanzo nel 2016 (ammonterebbe a una trentina di milioni) che la Giunta avrebbe voluto coprire l’anno prossimo ma il ministero dell’Economia ha replicato: non è possibile.

Cosa accadrà. La Giunta ha detto: «Per quanto riguarda il Bilancio, faremo la correzione». Poi per gli altri tre articoli: «Potremmo chiedere al Consiglio regionale di modificare le norme contestate, oppure aprire un contenzioso con lo Stato, o ancora di non resistere in giudizio davanti alla Corte costituzionale». La Giunta deciderà il da farsi in una delle prossime riunioni. (ua)

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