La Nuova Sardegna

Siti e biblioteche a rischio chiusura: non ci sono risorse

di Alessandro Pirina
Siti e biblioteche a rischio chiusura: non ci sono risorse

Le coop: la Regione ha ridotto i fondi, costretti a fermarci Nel settore lavorano in 900 , da Sassari a Nora e Tharros

09 giugno 2016
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SASSARI. La cultura rischia lo stop. Ancora una volta le cooperative sono costrette ad alzare la voce per ottenere le risorse necessarie per far funzionare siti archeologici, musei e biblioteche. Già alla fine del 2015 molte coop non erano riuscite a portare a termine l’anno e avevano dovuto chiudere al pubblico i luoghi della cultura. Solo all’ultimo la Regione aveva sborsato i due milioni e 600mila euro che mancavano all’appello per pagare gli stipendi degli operatori. Con l’estate alle porte lo scenario è lo stesso di sei mesi fa. Con la Regione che tira la cinghia e le cooperative che non riescono a portare a termine la loro missione. E così il taglio delle risorse rischia di portare al taglio della cultura.

«A dicembre il governatore Francesco Pigliaru aveva preso l’impegno concreto che per il 2016 avremmo avuto le risorse per intero – spiega Sergio Cardia, presidente di Agci Sardegna – ma la Finanziaria 2016 ha destinato alla gestione dei beni culturali risorse che coprono solo l'85 per cento del costo del lavoro e il 5 per cento delle spese generali riconosciute ai Comuni». Purtroppo la stragrande maggioranza dei Comuni non dispone di risorse aggiuntive per garantire la copertura totale dei progetti e contribuire con risorse proprie ai costi complessivi di mantenimento delle strutture, come manutenzioni ordinarie e straordinarie, energia elettrica, acqua, pulizie. «La differenza dei costi delle gestioni non può gravare sulle società, prevalentemente cooperative – aggiunge Cardia –, pertanto abbiamo una sola possibilità: chiudere prima come molti di noi hanno fatto nel 2015. Ma sarebbe una sconfitta e noi vogliamo evitarlo». Anche perché il sistema cultura è formato da una quarantina di cooperative con circa 900 addetti ai lavori che si occupano di alcuni tra i più importanti siti culturali dell’isola. Dal museo fenicio punico di Sant’Antioco ai sistemi bibliotecari di Sassari, Nuoro e Tempio, dall’area di Tharros a quella di Nora, dai siti di Paulilatino fino all’area archeologica di Dorgali.

Di qui l’appello alla Regione a fare marcia indietro e a trovare le risorse necessarie per andare avanti. «Se la situazione non cambia ci saranno pesanti ripercussioni occupazionali che graverebbero sul settore che vanta oltre 900 occupati e sulle attività turistiche e didattiche che promuovono i siti dei beni culturali – spiega Cardia –. D’estate non ci fermeremo, non possiamo permettere di rovinare la stagione più importante per il turismo e per la Sardegna, ma a settembre, senza le risorse che ci spettano, saremo costretti a chiudere». E proprio per organizzare le modalità di protesta verso la Regione, Agci Sardegna e il comitato Nessuno a casa invitano tutti i soggetti gestori di siti archeologici, museali, bibliotecari e archivisti dell’isola a prendere parte domani alle 10.30 all’incontro al Cesar’s Hotel di Cagliari. «Pigliaru e il Consiglio regionale devono ripristinare le risorse necessarie a garantire il nostro lavoro, altrimenti per noi sarà la fine».

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