La Nuova Sardegna

Ore decisive per l’ok della Glencore

di Tamara Peddis
Ore decisive per l’ok della Glencore

Dopo la riduzione del costo dell’energia i sindacati attendono che la multinazionale svizzera acquisti lo stabilimento

03 giugno 2016
2 MINUTI DI LETTURA





IGLESIAS. Un anno e mezzo di trattative per la cessione dello stabilimento ex Alcoa di Portovesme tra il Governo e la multinazionale svizzera Glencore che ha rimandato più volte la sua decisione perché ha sempre chiesto un prezzo della tariffa energetica di circa 25 euro a megawattora per almeno dieci anni, come condizione per rilevare la fabbrica.

E il Governo, dopo tante interlocuzioni con la Commissione Europea in materia di politiche energetiche, alla fine è riuscito ad offrire al Gruppo svizzero una proposta che la farebbe coincidere con quanto richiesto e sottoscritto nell' intesa firmata nel novembre del 2014 dalla Glencore. «È un risultato positivo ottenuto con la lotta dei lavoratori, dei sindacati e delle istituzioni», ha detto Roberto Puddu della Cgil Sulcis. Adesso la parola passa alla multinazionale che dovrà decidersi se acquistare la fabbrica di alluminio di Portovesme oppure tenersi solamente la Portovesme srl, stabilimento che nel polo industriale del Sulcis Iglesiente produce piombo e zinco.

La proposta sul costo dell'energia avanzata dal Governo è destinata ai metalli non ferrosi e potrebbe essere utilizzata dalla multinazionale anche per l'attività produttiva della Portovesme srl. «Sarebbero dei folli a non accettare», ha esclamato Puddu.

Ma tra sindacati e lavoratori non c'è molta sicurezza sul fatto che la Glencora rilevi e faccia ripartire lo smelter di Portovesme. Seppure la multinazionale possa accettare la nuova proposta sul prezzo dell'energia, rimane un altro nodo: la durata del prezzo vantaggioso. Il Gruppo ha sempre parlato di almeno dieci anni di tariffe necessari per avviare gli investimenti nello stabilimento di alluminio primario.

Ma le soluzioni prospettate dal Governo non sembrano aver trascurato questa ulteriore richiesta della multinazionale. Adesso per sindacati e lavoratori si presenta l'ennesimo scenario: l'attesa.

Il Governo è stato chiaro entro quindici giorni la risposta definitiva. Se la Glencore non devesse accettare ci sarebbero, secondo il ministro dello sviluppo economico Carlo Calenda, altri investitori attratti dal costo vantaggioso dell'energia. «Siamo stanchi dei rinvii, delle riunioni interlocutorie, di attendere risposte della Glencore che non arrivano mai, siamo stanchi delle lotte, anche se non intendiamo assolutamente fermarci per chiedere il nostro diritto: il lavoro», hanno sottolineato con forza un gruppo lavoratori commentando i risultati del vertice romano che si è svolto il 1 giugno a Palazzo Chigi.

Oggi alle 14.30 lavoratori e sindacati si riuniranno nell'assemblea generale a Carbonia, nell'oratorio della chiesa di San Ponziano.

Ma intanto i parlamentari del Pd hanno messo in evidenza come l’apertura del governo di fatto apra una strada all’accordo. Serve ora un ultimo passo in avanti per chiudere la vertenza.

In Primo Piano
Politica

Sanità, liste d’attesa troppo lunghe La Regione: «Faremo interventi strutturali»

Le nostre iniziative