La Nuova Sardegna

Resort extra lusso nel parco nazionale dell'Asinara, scoppia la polemica

di Gianni Bazzoni
Una veduta del borgo di Cala d'Oliva
Una veduta del borgo di Cala d'Oliva

Il progetto di un esponente del Pd prevede 709 posti letto «Niente colate di cemento, useremo le volumetrie esistenti»

01 giugno 2016
3 MINUTI DI LETTURA





PORTO TORRES. L’Asinara fa discutere sempre, anche se non si fa niente. Dai tempi del carcere è così e la linea non si è modificata con l’avvento del Parco nazionale. Figurarsi poi se alla vigilia dell’estate salta fuori il progetto per la realizzazione di un albergo diffuso a 5 stelle nello storico borgo di Cala d’Oliva per complessivi 709 posti letto, e se ad annunciarlo è un professionista che milita nel Pd ed è stato incaricato di studiare un piano di sviluppo turistico ed economico dell’Asinara. Parte il fuoco incrociato a palle incatenate. E anche la storia che il Parco è da tre mesi senza presidente passa in secondo piano, e nessuno si chiede perché Regione e Ministero non procedono.

[[atex:gelocal:la-nuova-sardegna:sassari:cronaca:1.13559410:gele.Finegil.StandardArticle2014v1:https://www.lanuovasardegna.it/sassari/cronaca/2016/05/28/news/un-hotel-a-cinque-stelle-fra-le-case-di-cala-d-oliva-1.13559410]]

Giuseppe Marceddu, lei è già stato battezzato come il nuovo cementificatore da tenere lontano dall’Asinara.

«Me l’aspettavo, ma io sono un ambientalista convinto. L’idea progettuale nasce dall'esigenza di valorizzare in termini economici e d'immagine il Parco Nazionale e di portarlo alla ribalta internazionale accrescendo le visite e l'interesse pubblico».

Sentire parlare di alberghi a 5 stelle nel Parco fa drizzare subito tutte le barriere di difesa. Lo sviluppo non è necessariamente cemento...

«Oggi il parco conta su appena 100mila arrivi annui (solo 10mila gli stranieri) contro i 28 milioni di presenze del Parco d'Abruzzo, i 14 milioni delle Cinque Terre e i 5 milioni del Circeo. L'Asinara doveva essere il volano economico del territorio, i numeri decretano fin qui il fallimento. Lo stesso Piano del Parco prevede iniziative che possano promuovere lo sviluppo economico dell'isola ma fino ad oggi ci si è mossi senza un minimo di programma e di azioni coordinate. Da qui è nata l'idea di un progetto per la realizzazione di una struttura ricettiva, che come previsto dal Piano del Parco, "è finalizzata alla promozione economica orientata al miglioramento della vita socio-culturale delle collettività locali e al miglior godimento del parco da parte dei visitatori assicurando un'elevata qualità dei servizi offerti».

[[atex:gelocal:la-nuova-sardegna:site:1.13582374:gele.Finegil.Image2014v1:https://www.lanuovasardegna.it/image/contentid/policy:1.13582374:1653447094/image/image.jpg?f=detail_558&h=720&w=1280&$p$f$h$w=d5eb06a]]

Sì, ma il cemento?

«Le volumetrie interessate sono quelle già esistenti a Cala d'Oliva, un borgo abbandonato a se stesso, con strutture che in gran parte hanno perso le loro caratteristiche originarie grazie a interventi edilizi approssimativi ripetuti negli anni. Non un centimetro cubo in più è previsto nel progetto e l'area occupata (già urbanizzata) equivale ad appena lo 0,3% dell'intero territorio del Parco».

La storia dell’albergo di lusso insospettisce un po’. Che bisogno c’è?

« La scelta di un albergo di lusso è dettata da un'esigenza puramente economica. La ridotta stagionalità turistica dell'isola rende fallimentare l'insediamento di un albergo di fascia medio-bassa (quasi la metà degli ottocento alberghi presenti in Sardegna sono in vendita e una cinquantina sono oggetto d'incanti giudiziari). Inoltre l'investitore non può contare sulla patrimonializzazione del capitale in quanto i beni rimangono di proprietà della Regione.

Da poca gente a una invasione non proprio facile da sopportare per un Parco così delicato, non crede?

«Il carico antropico rimane bassissimo, non più di 80.000 presenze in più di quelle attuali. Ma è il ritorno in termini economici e sociali che fa la differenza. Gli addetti previsti sono circa 560 contro i meno della metà che si avrebbero con una struttura di livello inferiore, le entrate per gli enti locali ammonteranno a circa 1.300.000 euro contro le poche migliaia di euro di oggi, soldi che potranno essere investiti nella ricerca e nel miglioramento dei servizi».

Però un centro commerciale dentro il Parco sembra davvero un azzardo...

«Nella struttura, visto che qualcuno ha drizzato le orecchie, non è previsto un centro commerciale ma un'area di non più di duecento metri quadri per lo shopping con una parte destinata alla promozione e vendita dei prodotti tipici locali (agroalimentare, cosmetici, artigianali). Prima ancora di criticare il progetto sarebbe meglio conoscerlo o magari avanzare proposte alternative che abbiano lo stesso effetto benefico per il parco e per la comunità e che magari si regga in piedi economicamente».

In Primo Piano
Meteo

L’isola si risveglia in pieno inverno: Bruncuspina a -3° e tetti imbiancati a Fonni

di Salvatore Santoni
Le nostre iniziative