La Nuova Sardegna

la rivoluzione h16

Medici di guardia: «Sos tagli»

Medici di guardia: «Sos tagli»

La testimonianza di un precario che rischia di perdere il lavoro

24 maggio 2016
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SASSARI. Si considera una delle vittime predestinate della Rivoluzione H16. Perché, se la riforma che prevede la riduzione della continuità assistenziale da 24 a 16 ore, «la scure dei tagli cadrebbe innanzitutto sui medici precari – un terzo del totale – che prestano servizio nelle guardie mediche». Francesco Demuro, 42 anni, sassarese, è uno di questi. Da 13 anni lavora con contratti a tempo determinato che hanno la durata media di tre mesi. In questo periodo presta servizio in Gallura, tra Calangianus e Sant’Antonio di Gallura. Una di quelle zone, lontane dai centri urbani e dunque dai presidi ospedalieri, in cui la possibile rivoluzione spaventa ancora di più. «Perché verrebbe a mancare un riferimento importante per i residenti – dice Francesco Demuro – l’ambulatorio della guardia medica sempre aperto dove c’è un professionista pronto ad aiutare i pazienti. Sarebbe un passo indietro dal punto di vista dell’assistenza, perché diminuirebbero, contrariamente a quanto sostiene qualcuno, le ore complessive: dalle 168 settimanali attuali – tra medici di base e guardie mediche – alle 104 previste dall’H16, con il dimezzamento di quelle assegnate alle guardie mediche, ridotte a 64». L’atto d’indirizzo approvato in aprile e ora al vaglio dei sindacati prevede infatti che l’assistenza nelle ore notturne (dalle 24 alle 8 del mattino) venga affidata al servizio d’emergenza del 118 e ai pronto soccorso. «Questa strada non è percorribile – dice Demuro – soprattutto nelle aree interne o molto distanti dai presìdi ospedalieri. In diverse situazioni è necessario intervenire immediatamente e la presenza del medico di guardia che fa visite domiciliari è spesso provvidenziale». Francesco Demuro racconta che pochi giorni fa, alle 2 di notte, ha assistito un paziente di 8 anni in piena crisi asmatica. «Se l’ambulatorio fosse stato chiuso i genitori avrebbero dovuto accompagnarlo in ospedale a Tempio oppure a Olbia o avrebbero dovuto chiamare il 118 perdendo minuti preziosi durante i quali sarebbe potuta insorgere una crisi respiratoria». E c’è da considerare un altro aspetto, sottolinea il medico sassarese: «La guardia medica non è fondamentale solo nei piccoli centri ma è utile anche nelle grandi città. A Sassari sono stati evitati 120 accessi al pronto soccorso: i pazienti sono stati assistiti in ambulatorio e poi rimandati a casa». (si. sa.)

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