La Nuova Sardegna

Igor Diana davanti al gip: non ho sparato alla polizia

di Mauro Lissia
Igor Diana davanti al gip: non ho sparato alla polizia

Il giovane ha confermato la confessione resa al pm subito dopo l’arresto Non sa perché ha ucciso i genitori, nel suo passato quattro tentativi di suicidio

17 maggio 2016
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CAGLIARI. Igor Diana non ha sparato contro agenti di polizia e carabinieri, ha rivolto la pistola Beretta del padre soltanto verso se stesso perché la volontà era di farla finita, sopraffatto dal dolore per quanto aveva fatto meno di tre giorni prima, quando i genitori adottivi Pino e Luciana Diana sono finiti ammazzati sotto i suoi colpi di mazza e di coltello. Due ore davanti al gip Giovanni Massidda, assistito dagli avvocati di fiducia Antonella Marras e Federico Aresti, il ventottenne originario di San Pietroburgo ha confermato punto per punto il contenuto dell’esame di garanzia, quel colloquio drammatico col pm Daniele Caria svolto poche ore dopo l’arresto nelle campagne di Nuxis. Ma pur ancora sconvolto da quella notte di sangue che condizionerà il resto della sua vita Igor ha voluto prendere le distanze dal sospetto di aver provato a ribellarsi con la violenza a una cattura inevitabile: «Ho dato gas all’automobile, sono finito su un guard-rail e ho cercato di scappare a piedi - ha riferito nella sostanza il giovane pizzaiolo - ma dalla pistola non è partito un solo colpo, era su di me che volevo usarla, nessuna intenzione di colpire polizia e carabinieri».

Non è un dettaglio di poco conto: nelle ore successive all’arresto si era parlato di un colpo di pistola esploso all’impazzata, un’azione incomprensibile anche per un ragazzo disperato, certamente devastato da quanto era accaduto nella villetta di via Copernico a Settimo San Pietro, ma lontanissimo dall’idea di trasformarsi in un criminale. Un’azione che gli è costata finora l’accusa di tentato omicidio, da sommarsi a quella di duplice omicidio volontario aggravato e di porto illegale di arma da sparo. Ma il pensiero di Igor - hanno confermato i difensori - era solo uno e nient’altro: uccidersi, sparire dalla scena, punirsi ancora prima che lo facesse la giustizia. D’altronde non sarebbe stata la prima volta che nella mente di Igor s’affacciava il fantasma della morte: in buona parte delle ventidue pagine dell’ordinanza cautelare firmata dal gip Massidda si parla di altri tentativi di suicidio, almeno quattro. Segno chiaro di un disagio che per Igor era diventato strutturale, un vizio assurdo legato forse alle sofferenze patite nei dieci anni di orfanotrofio in Russia.

Ed è proprio su quel disagio, sulle sue condizioni psichiche, che verranno orientati i prossimi passi dell’inchiesta giudiziaria: il pm Caria è orientato a nominare a breve un consulente per accertare le condizioni del giovane, la sua capacità di intendere e di volere nelle ore del delitto e adesso. Altrettanto farà la difesa, che nei prossimi giorni comunicherà il nome di un perito di parte.

Non si è parlato del movente («non so perché l’ho fatto, non mi capivano» le parole pronunciate davanti al pm Caria dopo l’arresto) e neppure dell’origine, forse lontana nel tempo, di questa volontà d’uccidere comparsa tragicamente nella realtà di Igor.

Nei prossimi giorni il giovane verrà operato al braccio destro, quello colpito da una pallottola esplosa dalla polizia. Quindi comincerà la fase della riabilitazione al Cto di Iglesias «dove - ha detto l’avvocato Marras - medici e infermieri, in testa il direttore sanitario Carlo Murru, ci stanno aiutando con grande impegno e professionalità a gestire questa situazione delicatissima». Igor ha chiesto l’aiuto di un sacerdote, il cappellano dell’ospedale, e ha chiesto un rosario.

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