La Nuova Sardegna

la rivoluzione h16

Medici di guardia in trincea: «No alla chiusura notturna»

di Silvia Sanna
Medici di guardia in trincea: «No alla chiusura notturna»

SASSARI. Alle 5 del mattino ha aperto la porta dell’ambulatorio a una coppia in pieno panico con un neonato di 6 mesi tra le braccia: il piccolo era in preda a una colica addominale e la madre e il...

16 maggio 2016
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SASSARI. Alle 5 del mattino ha aperto la porta dell’ambulatorio a una coppia in pieno panico con un neonato di 6 mesi tra le braccia: il piccolo era in preda a una colica addominale e la madre e il padre non sapevano che fare per aiutarlo a stare meglio. Stefano Fenu ha curato il bimbo, ha consolato lui e i suoi genitori e ha rimandato tutti a casa. Medico della guardia medica di Loiri Porto San Paolo, in Gallura, Fenu racconta un episodio accaduto due notti fa. «Un caso come tanti, ma che fa riflettere. Che cosa sarebbe successo se la guardia medica fosse stata chiusa? I genitori avrebbero portato il piccolo in ospedale, forse avrebbero chiamato il 118. Sarebbe stata una inutile perdita di tempo, un accesso improprio a un servizio che deve invece essere dedicato alle emergenze». Stefano Fenu, segretario dello Snami (Sindacato nazionale autonomo medici italiani) per la Gallura, dice che sarebbe questo il primo effetto della rivoluzione H16, che prevede la riduzione delle ore dedicate all’assistenza territoriale continua: non più 24 ma appunto 16, con un buco di 8 ore – dalla mezzanotte alle 8 del mattino – durante le quali i pazienti dovrebbero rivolgersi al 118 o andare al pronto soccorso. Oggi, in quegli orari, sono aperte le guardie mediche notturne, «domani forse dovranno abbassare la serranda».

No alle chiusure. Stefano Fenu non ha dubbi: il progetto H16 previsto nell’atto di indirizzo del ministero è da bocciare «perché rappresenta un passo indietro rispetto al tipo di assistenza al quale siamo cui abituati da almeno 60 anni. E il motivo di questa rivoluzione, o meglio involuzione, è sempre lo stesso: tagliare gli sprechi perché la coperta è corta. Ma di quali sprechi si parla? Sono o non sono le forniture sanitarie e le infrastrutture il vero nocciolo degli sprechi in sanità? È davvero con i tagli del personale che si può ottenere un risparmio di risorse?». Stefano Fenu parla a nome dei 900 medici di guardia che operano nei 190 ambulatori isolani. Lui lavora a Loiri da 15 anni e gestisce un bacino di pazienti distribuito in circa 100 chilometri quadrati. Difende l’importanza di un presidio essenziale, soprattutto perché in alcune zone del territorio rappresenta «l’unico o il principale riferimento per la popolazione».

La bassa densità. Stefano Fenu apprezza le parole dell’assessore regionale alla Sanità Luigi Arru, che ha ribadito la necessità dell’assistenza H24. L’esponente della giunta Pigliaru cala la “Rivoluzione H16” sulla situazione particolare dell’isola, regione a bassa densità demografica e caratterizzata da una popolazione sempre più anziana. E sottolinea che in contesto simile ci devono essere due punti fermi: assistenza territoriale anche nelle ore notturne e integrazione tra i medici, chiamati a lavorare in équipe per offrire un servizio migliore e più puntuale. L’assessore Arru immagina tante case della salute e non esclude la possibilità che la loro presenza in alcune aree dell’isola possa rendere superflua la guardia medica notturna. Dice Stefano Fenu: «Le case della salute sono un percorso condivisibile ma solo in determinate condizioni». E fa l’esempio della Gallura, territorio in cui opera: «Piccoli comuni e case sparse, una situazione simile a quella presente nelle zone dell’interno: «Qui la guardia medica è essenziale, le distanze renderebbero complicato garantire l’assistenza».

Il rapporto con i pazienti. Anni di presenza nello stesso territorio fanno nascere legami di amicizia e di conoscenza profonda. «Io qui conosco tutti, so a memoria il quadro clinico di tutti i pazienti, chi bussa alla porta della guardia medica non è mai un illustre sconosciuto ma una persona che so come aiutare». Il riferimento è ai concetti espressi qualche giorno fa da Giovanni Barroccu, medico di famiglia a Olbia e segretario Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale). Barroccu, che sulla rivoluzione H16 ha un giudizio sostanzialmente positivo, dice che il servizio di guardia medica è da tempo nel mirino «per l'assenza di continuità assistenziale con i medici di base». Secondo Barroccu il medico di guardia, che non conosce la storia clinica del paziente, spesso rimanda la valutazione al pronto soccorso. Secca la replica di Stefano Fenu, che fa parlare i dati: nel primo trimestre 2016, su un totale di 759 accessi alla guardia medica in cui lui lavora, soltanto l’1,6 per cento dei pazienti (15) è stato indirizzato al pronto soccorso. «Segno – dice Fenu – che la guardia medica svolge un ruolo di filtro fondamentale, garantisce assistenza accurata e contribuisce a ridurre i costi».

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