La Nuova Sardegna

Slot machine, i sardi primi in Italia: giocano 500mila euro al giorno

di Claudio Zoccheddu
Slot machine, i sardi primi in Italia: giocano 500mila euro al giorno

L’isola al vertice della classifica nazionale per dipendenza e spesa pro capite. I numeri del fenomeno che spesso stritola le famiglie. I rischi di chi ama puntare al videopoker

15 maggio 2016
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SASSARI. Ormai sono una presenza fissa. Sono le compagne di vita che spuntano dagli angoli dei bar, dai banconi delle edicole o quelle che ammiccano dietro le insegne delle sale giochi del nuovo millennio, dove i videogames sono stati sfrattati da macchine molto meno divertenti ma decisamente più redditizie.

I numeri della rivoluzione del videointrattenimento per adulti sono impressionanti. Negli anni novanta si chiamavano videopoker, poi sono diventate slot machine forse per fare il verso alle colleghe americane, e hanno iniziato a invadere il piccolo mondo di ogni italiano. Nello Stivale sono in funzione 418mila slot e presto il numero lieviterà di 40mila unità per merito di una misteriosa circolare ministeriale fresca di qualche mese.

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Se l’Italia contende la palma di nazione europea con il rapporto più alto tra numero di cittadini e slot machine, si stima che nel 2019 saranno una ogni 225 abitanti, la Sardegna è in testa alla classifica delle regioni, con punte di una slot machine ogni 95 abitanti. Una diffusione capillare che favorisce la tentazione di inserire le monete, da uno o due euro, nella gettoniera. Spiccioli che, uno sull’altro, diventano montagne di soldi. Al punto che è complicato comprendere quale sia la proiezione più ortodossa su un fenomeno che cresce di anno in anno.

Su scala nazionale si parla di un fatturato che oscillerebbe tra gli 84,7 e gli 88,7 miliardi di euro. Una valanga di soldi che porta allo Stato un incasso netto di 8 miliardi di euro. Peccato che poi, sempre lo Stato, spenda tra i 5 e i 9 miliardi di euro per combattere il fenomeno della ludopatia. Un corto circuito che brucia anche in Sardegna, dove i dati sono meno precisi ma altrettanto inquietanti. Secondo le rilevazioni dei Serd, i servizi delle Asl che curano le dipendenze come quella dal gioco d’azzardo, in Sardegna si spenderebbero in media 500mila euro al giorno in slot machine. Un salasso per le tasche dei giocatori che possono cadere in tentazione a ogni passo, soprattutto considerando che, ad esempio a Nuoro e Olbia, ci sono in media 4,3 slot machine per ogni locale. Una diffusione che ha causato problemi a 70 famiglie nuoresi, per rimanere nel campo degli esempi. Tutti gli operatori sanitari che hanno a che fare con la ludopatia, però, concordano su uno degli aspetti più drammatici dell’intera vicenda: le persone seguite dai Serd sono solo la punta di un iceberg gigantesco, talmente grande e sommerso che è impossibile valutarne le dimensioni.

Come qualsiasi dipendenza, i ludopatici non si rendono conto di quello che fanno e di quanto spendono. Così quando una giocata va male, invece di provare a dare un taglio a una passione pericolosa tendono ad aumentare la posta in gioco aspettando che la ruota della fortuna inizi a girare nel senso giusto, e che la dea bendata dispensi baci anche a chi crede di essere stato abbandonato davanti allo schermo a led di una slot machine.

Sperare, però, non basta e il rischio di appassire davanti a una slot dilapidando i risparmi di una vita diventa giorno dopo giorno sempre giù grande, fino a quando la realtà supera la dimensione dell’incubo e genera quelle reazioni scomposte che possono nascere da un sistema nervoso ridotto in pezzi e da una totale condizione di dipendenza.

L’ennesimo corto circuito di una storia che racconta contenuti paradossali a ogni capoverso sono gli 88,7 milioni di euro di gettito fiscale prodotti dal gioco d’azzardo. Soldi che potrebbero essere reinvestiti, in un calcolo del tutto ipotetico, per creare qualcosa come 115mila posti di lavoro.

Un investimento impossibile per colpa dei meccanismi inceppati di una politica economica che punta al profitto e snobba la salute del cittadino. L’esempio rimane un termine di paragone che aiuta a comprendere le dimensioni di un fenomeno troppo redditizio per essere contrastato. Al contrario, il buco nero dell’azzardo sembra sempre più in grado di attrarre anime e vite.

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