La Nuova Sardegna

Parte la rivoluzione H16, addio alla guardia medica

di Silvia Sanna

L’atto di indirizzo approvato dal ministero prevede la chiusura nelle ore notturne Preoccupazione nei piccoli centri, rischio collasso per pronto soccorso e 118

11 maggio 2016
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SASSARI. A fare paura è il numero che arriva dopo l’H: 16 e non più 24. Significa che l’assistenza da parte delle strutture territoriali – medici di base e guardia medica – non sarà più garantita per tutto l’arco delle giornata. Ma affidata, nelle ore notturne (dalle 24 alle 8 del mattino) al servizio 118 e ai Pronto soccorso degli ospedali. La prima conseguenza è la chiusura, o comunque la riduzione dell’orario di attività, per gli ambulatori di guardia medica. L’atto di indirizzo approvato dal comitato di settore Regioni-Sanità e fortemente voluto dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin, crea allarme anche nell’isola, dove è vivace la polemica legata al progetto di riforma della rete ospedaliera. La preoccupazione è più forte nelle zone interne e nelle porzioni di territorio più isolate, dove la guardia medica spesso rappresenta l’unico presidio sanitario di riferimento. Non solo: in ballo ci sono molti posti di lavoro. Sono circa 900 i medici che lavorano nelle guardie mediche dell’isola, tre quarti dei quali ha un contratto a tempo indeterminato. Ancora non è chiaro come saranno utilizzati gli esuberi legati alla chiusura degli ambulatori nelle ore notturne.

La rivoluzione H16. Il progetto prevede una nuova riorganizzazione della rete di assistenza territoriale. Protagonisti diventano i medici di base, chiamati a creare le Aft – Aggregazioni territoriali funzionali: si tratta di un sistema di rete che possa garantire assistenza per 16 ore al giorno dal lunedì al venerdì – dalle 8 del mattino sino alla mezzanotte – e per 12 ore al giorno nel week end (dalle 8 alle 20). Nelle ore notturne l’assistenza sarà invece affidata al servizio emergenza-urgenza del 118. Novità anche per i pediatri che dovranno garantire l’apertura degli studi in rete dalle 8 alle 20 per 5 giorni alla settimana. Il sistema prevede un piano di turnazione in base al quale il paziente troverà a disposizione un medico di famiglia – il suo o un altro – sino alla mezzanotte. Il medico al quale si rivolgerà saprà subito come intervenire perché, grazie a un data base accessibile a tutti i professionisti della rete, potrà consultare il profilo sanitario dell’assistito. Il modello, che richiama quello delle farmacie, prevede anche la possibilità di pagare il ticket o prenotare una visita, bypassando il Cup, direttamente nello studio del medico. Che, secondo il progetto, dovrebbe trasformarsi in un poliambulatorio che accoglie diversi professionisti e offre un ampio ventaglio di prestazioni.

L’allarme chiusure. La Regione non ha ancora preso una posizione ufficiale sulla “rivoluzione H16”. Ma la possibilità che le guardie mediche abbassino la serranda non è passata inosservata. Dopo la presa di posizione di diversi esponenti politici dell’opposizione, la questione approderà presto in consiglio regionale con una interrogazione presentata da Sel. Che sottolinea, oltre alla riduzione delle ore di continuità assistenziale (da 24 a 16), le conseguenze della novità in particolare per i piccoli comuni. Dice Luca Pizzuto, consigliere regionale e segretario regionale: «Gli effetti della riorganizzazione sarebbero di enorme portata, comportando un uso improprio del 118, i cui medici dovrebbero svolgere in contemporanea sia i casi di emergenza-urgenza sia le visite e le prescrizioni per patologie minori». Ma c’è anche un altro rischio: che i pronto soccorso degli ospedali, presi d’assalto da chi trova la guardia medica chiusa, collassino per il sovraffollamento. Per questo Sel annuncia l’interrogazione ma anche l’adesione alla raccolta di firme indirizzata al ministero della Salute Beatrice Lorenzin.

I tempi. L’atto d’indirizzo è stato già approvato, ma il via libera al provvedimento dipenderà dall’esito del confronto con i sindacati. E con le Regioni, che decideranno se farlo proprio, adattarlo alle esigenze del territorio oppure respingerlo.

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