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Giovanni Barroccu (Fimmg): «Diagnosi e cure più veloci»

SASSARI. Parte da un punto che considera imprescindibile: il piano H16 non sarà calato dall’alto ma terrà conto delle singole realtà. Per questo in determinati contesti potrebbe non essere applicato....

11 maggio 2016
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SASSARI. Parte da un punto che considera imprescindibile: il piano H16 non sarà calato dall’alto ma terrà conto delle singole realtà. Per questo in determinati contesti potrebbe non essere applicato. «Parliamo della Sardegna: ci sono aree a bassissima densità abitativa e particolarmente isolate nelle quali difficilmente potranno essere garantiti standard sufficienti di assistenza solo attraverso il servizio del 118». Ma Giovanni Barroccu, segretario regionale Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale) non boccia l’atto d’indirizzo. Al contrario, ritiene che la rivisitazione dell’assistenza offerta dalle guardie mediche non sia più rinviabile. Invita però a evitare gli allarmismi «perché niente è stato ancora deciso e l’iter del progetto deve essere completato, con l’audizione dei sindacati e degli enti locali». Che, nella cosiddetta “rivoluzione H16” non potranno avere il ruolo di semplici comparse ma saranno chiamati a evidenziare le criticità delle singole realtà.

«Il punto essenziale dell’atto di indirizzo è la continuità assistenziale – dice Giovanni Barroccu – che potrà essere garantita attraverso le aggregazioni funzionali chiamate Uccp, Unità complesse di cure primarie. Un sistema di rete che mette in connessione i medici di base ma anche i medici di guardia. In questo modo i dati dei pazienti sono condivisi ed è possibile garantire cure efficaci in tempi rapidi». Barroccu si sofferma sul ruolo della guardia medica. «Il servizio è da tempo nel mirino proprio per l’assenza di continuità assistenziale con i medici di base». Attualmente il sistema funziona così. Il paziente che si rivolge alla guardia medica perché l’ambulatorio del suo medico è chiuso, è quasi sempre un illustre sconosciuto. Che presenta sintomi non inquadrabili in tempi rapidi, dunque la diagnosi inevitabilmente viene ritardata. «La funzione della guardia medica è slegata dal contesto sanitario – spiega il segretario della Fimmg– . In assenza di strumenti di valutazione, a parte le informazioni che può dare il paziente, il collega spesso suggerisce di rivolgersi al pronto soccorso. Garantendo la connessione con i medici di famiglia, invece, il medico di guardia potrà accedere alla scheda del paziente e dunque valutare i sintomi, che potrebbero essere legati a una determinata patologia per la quale si sottopone a cure specifiche. La diagnosi arriva in tempi più rapidi e così anche la cura. E soprattutto, si evitano ricorsi impropri al pronto soccorso o al servizio d’emergenza del 118».

Secondo Barroccu non c’è neppure il rischio che si perdano posti di lavoro. È vero che il servizio di guardia medica – nelle realtà in cui potranno attecchire le Unità complesse di assistenza – funzionerà per 4 ore invece che per 8 «ma è previsto che i medici vengano impiegati in progetti obiettivo che devono ancora essere definiti. Quando l’intesa sarà raggiunta, le Regioni calibreranno il sistema H16 sulla base delle caratteristiche del territorio. L’obiettivo primario resta la garanzia di assistenza veloce soprattutto per le patologie tempo-dipendenti». Quelle per le quali non c’è neppure un minuto da perdere. (si. sa.)

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