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Antonio Cossu (Smi): «Si perdono presìdi strategici»

Antonio Cossu (Smi): «Si perdono presìdi strategici»

SASSARI. La bocciatura è netta, perché il sistema dell’assistenza viene penalizzato e pagarne le conseguenze saranno i cittadini, soprattutto quelli che abitano a molti chilometri di distanza da un...

11 maggio 2016
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SASSARI. La bocciatura è netta, perché il sistema dell’assistenza viene penalizzato e pagarne le conseguenze saranno i cittadini, soprattutto quelli che abitano a molti chilometri di distanza da un ospedale che può salvargli la vita. Lo Smi, il Sindacato dei medici italiani, è molto critico nei confronti della rivoluzione H16, sottolineando come l’assistenza territoriale debba essere garantita sulle 24 ore. La chiusura delle guardie mediche, o la riduzione dell’attività, non può essere compensata dal servizio di emergenza 118, che rischia di trovarsi di fronte a un surplus di lavoro inaccettabile. Antonio Cossu, segretario regionale Smi, è il primo firmatario della lettera inviata all’Anci e ai sindaci, nella quale si chiede di fare partire la mobilitazione contro un progetto di riordino considerato profondamente sbagliato. Lo stesso documento è stato inviato al governatore Pigliaru, al presidente del consiglio regionale Gianfranco Ganau, all’assessore alla Sanità Luigi Arru e a tutti i componenti della Commissione sanità del consiglio regionale. «È necessario che le istituzioni intervengano – dice Antonio Cossu – per fermare un provvedimento molto rischioso per la collettività. L’atto d’indirizzo modifica profondamente il sistema dell’assistenza territoriale, ridimensionando il ruolo della guardia medica che in determinati contesti è fondamentale. Pensiamo ai tanti piccoli comuni della Sardegna, regione caratterizzata da bassa densità demografica e da un sistema di collegamenti critico. Come sarà possibile garantire assistenza adeguata?» Cossu sottolinea l’impossibilità, per il 118, di ricoprire il “buco” lasciato dalle guardie mediche: «I medici del 118 si troverebbero a svolgere, in contemporanea, due tipologie di servizio completamente diverse: i codici rossi di emergenza e le visite e prescrizioni per patologie minori. Questa situazione provocherebbe disfunzioni nell'assistenza medica molto gravi, con gli operatori stretti tra l'obbligo di intervento immediato in emergenza e il pericolo di commettere omissione di soccorso se costretti a interventi molto differiti nel tempo, sia nelle zone a notevole estensione territoriale, sia nei centri urbani ad alta intensità abitativa». Il segretario dello Smi sottolinea il servizio efficace di assistenza offerto dalla presenza simultanea di guardia medica e 118: «Alcuni interventi, come i Tso e i trasferimenti per patologie "tempo-dipendenti", quali gli infarti del miocardio, gli ictus, i politraumi e le dispnee gravi, impegnano solitamente per molte ore i medici d'emergenza 118, creando già adesso, problemi di copertura per le patologie maggiori, mentre quelle minori vengono efficacemente gestite dai medici di continuità assistenziale, appunto le guardie mediche». Ecco le conseguenze se questo gioco di squadra venisse meno: «Collasso del pronto soccorso preso d’assalto dai pazienti, utilizzo improprio del 118 ma anche la perdita di posti di lavoro nella continuità assistenziale territoriale. Perché non è chiaro – conclude Cossu – che cosa andrebbe a fare buona parte dei medici attualmente impegnati nelle guardie notturne». (si. sa.)

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