La Nuova Sardegna

Migranti verso Aglientu Il paese: non siamo pronti

di Claudio Zoccheddu
Migranti verso Aglientu Il paese: non siamo pronti

In ottanta saranno ospitati in una frazione lontana 10 chilometri e senza servizi Ieri i cittadini hanno interrotto l’occupazione del Comune dopo cinque giorni

05 maggio 2016
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INVIATO AD AGLIENTU. Integrazione, rispetto, giustizia, razzismo, paura. Sono parole che ricorrono frequentemente nei racconti e nelle discussioni degli abitanti di Aglientu, paesino del nord della Gallura che presto dovrà ospitare 80 migranti in una struttura ricettiva della frazione di Santa Maria. Poche case circondate dal verde in cui è davvero complicato arrivare, e anche andare via, se non si dispone di un mezzo di trasporto e di una mappa di carta, perché a Santa Maria il telefono riceve a singhiozzo e Internet è ancora una parola che ha uno scarsissimo valore reale.

La data di arrivo dei migranti non è certa, come non è stato comunicato ufficialmente il numero, ma è probabile che quelli destinati a Aglientu facciano parte del prossimo sbarco che interesserà la Sardegna. Un evento che non dovrebbe tardare a manifestarsi, considerato l’arrivo della primavera e la generale tendenza al bello comunicata dal meteo.

La notizia ha scatenato la reazione di una parte della popolazione che prima ha registrato una voce di passaggio e poi l’ha girata al sindaco, Antonio Tirotto. Quando l’indiscrezione ha ottenuto i crismi dell’ufficialità, è scattata la protesta. Da venerdì scorso, infatti, un gruppo di cittadini ha occupato la sala del consiglio comunale senza mai mollare la presa per cinque lunghi giorni. L’occupazione è terminata ieri ma da queste parti la scelta della prefettura di Sassari ha gelato il sangue nelle vene di chi pensa che gli ottanta disperati non possano essere ospitati in una struttura talmente isolata da essere raggiunta solo da una mulattiera asfaltata ma strettissima e densa di curve cieche.

«Una decisione assurda», tuona il sindaco, Antonio Tirotto, «ma ancora più incredibile è il fatto che l’amministrazione sia stata informata dal passaparola dei cittadini». Per avere la conferma del pettegolezzo è stato sufficiente un viaggio a Sassari e un incontro informale con il Prefetto: «Che ovviamente ha confermato. Non mi dimetto solo perché ho preso un impegno con i miei concittadini ma la tentazione è forte». Tirotto si sente scavalcato, oltre che abbandonato, dalle istituzioni statali: «A parte i tagli che hanno subito tutti gli enti locali, adesso saremo costretti a gestire una situazione che si annuncia complicata. E che nessuno si permetta di dire che siamo razzisti, non è questo il punto».

Il sindaco entra nello specifico subito dopo, quando inizia a snocciolare i numeri che raccontano le difficoltà del suo comune: «Il nostro è un paese con pochi abitanti ma con un territorio vastissimo. Parliamo di 15mila ettari con 38 chilometri di coste. Qualcuno ci spieghi come sarà possibile garantire la sicurezza dei migranti e dei nostri concittadini con due vigili urbani e con una caserma dei carabineri che conta appena due agenti».

Per evitare che la situazione sfugga di mano, il sindaco ha preparato a tempo di record una controproposta condivisa dai nove colleghi che compongono l’Unione dei comuni dell’Alta Gallura: “Perché devono essere società romane, siciliane o napoletane a insegnarci cosa significa l’accoglienza? Noi sardi sappiamo cavarcela e siamo pronti a lanciare un grande progetto di accoglienza condiviso dai cittadini e dalle amministrazioni comunali. Per adesso le amministrazioni valuteranno la disponibilità e le possibilità logistiche in modo da ottenere numeri certi da proporre ai rappresentanti dello Stato e agli ospiti in arrivo dalla zone di guerra, in modo che possano integrarsi davvero e raggiungere i loro obiettivi anche qua da noi, in Sardegna».

Il piano b è pronto ma per provare a parare un colpo già sferrato da tempo il sindaco ha firmato, proprio ieri, un’ordinanza di inagibilità per la struttura che presto sarà la casa dei migranti diretti ad Aglientu. I tecnici comunali hanno rilevato alcune irregolarità nello smaltimento dei reflui attraverso una rete idrica che non sarebbe adeguata a sopportare gli scarichi di un locale che dovrebbe essere omologato per ospitare al massimo 35 persone.

Una mossa a sorpresa che potrebbe chiudere la vicenda prima ancora che si apra ufficialmente.

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