La Nuova Sardegna

Ottana, la centrale lascia a terra 82 persone

di Federico Sedda
Ottana, la centrale lascia a terra 82 persone

Gli impianti sono fermi dal 31 dicembre. Cinque sindaci chiedono la chiusura e scoppia la rivolta

01 maggio 2016
2 MINUTI DI LETTURA





OTTANA. La centrale elettrica ha spento i motori il 31 dicembre 2015, per il mancato rinnovo del regime di essenzialità. E da quel momento per oltre 82 lavoratori di Ottana Energia è cominciato un lungo calvario. Il 18 aprile sono stati tutti collocati in cassa integrazione. In questi giorni, invece, dopo le clamorose proteste sulle ciminiere di lavoratori e lavoratrici, è anche scoppiata una polemica. Da una parte ci sono alcuni sindaci barbaricini, dall’altra i lavoratori di Ottana Energia. I sindaci Ester Satta (Olzai), Mariangela Barca ( Sarule), Efisio Arbau (Ollolai), Giovanni Cugusi (Gavoi) e Gigi Littarru (Desulo), in una lettera aperta, avevano in sostanza affermato che il futuro della Sardegna centrale non dovesse poggiare su un industria ormai obsoleta ma su un nuovo modello di sviluppo sostenibile che poggiasse, invece, sulle energie rinnovabili, sul risanamento e sulla riqualificazione ambientale. Arriva così la risposta dei lavoratori di Ottana Energia, che difendono la presenza dell’industria nel territorio e chiedono anzi il rilancio della filiera del Pet. Dicono anche che «abbiamo bisogno di più ambiente e turismo, ma senza industria non si va da nessuna parte». «Noi lavoratori – scrivono – abbiamo grande rispetto per il difficile ruolo di primo cittadino. Ma crediamo di aver diritto ad altrettanto rispetto. Se i cinque sindaci avessero partecipato alla assemblea tenuta venerdì scorso, avrebbero forse mantenuto le loro idee, ma senza attribuire ai lavoratori la qualifica di “servi sciocchi” di qualcuno, di stupidi burattini». I lavoratori non hanno dubbi. «Pensiamo che l’industria non abbia impedito lo sviluppo rurale dei nostri territori, come non lo impedisce nelle regioni più ricche del paese, come non impedisce il turismo e la tutela ambientale – continuano i lavoratori –. Chiediamoci cosa sarebbero diventati i nostri paesi senza la presenza della industria. La proposta che noi lavoratori stiamo facendo non è quella scritta sul documento dei 5 sindaci. Parliamo di investimenti privati e non di denaro pubblico. Parliamo del riciclo della plastica, del rilancio di una filiera già esistente in Sardegna, quella del Pet. E parliamo anche di portare il gas gnl a Oristano e con questo di riconvertire la centrale di Ottana a gas, sempre con investimenti privati».

Incarichi vacanti

Sanità nel baratro: nell’isola mancano 544 medici di famiglia

di Claudio Zoccheddu
Le nostre iniziative