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Adesso parla De Sanctis: ecco il sistema tangenti

di Enrico Carta

ORISTANO. La Squadra degli appalti si sfalda, quasi fosse l’asfalto di quella Sassari-Olbia mai nata, ma che doveva poggiare le sue basi su qualcosa di molto solido come i soldi delle tangenti. Dopo...

30 aprile 2016
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ORISTANO. La Squadra degli appalti si sfalda, quasi fosse l’asfalto di quella Sassari-Olbia mai nata, ma che doveva poggiare le sue basi su qualcosa di molto solido come i soldi delle tangenti. Dopo varie ammissioni e smarcamenti da parte degli indagati, la procura oristanese potrebbe avere qualcosa in più, qualcosa che va oltre i già corposi e significativi atti a sua disposizione: una pistola fumante chiamata confessione. Dopo un lungo faccia a faccia con il pubblico ministero Armando Mammone, il costruttore romano Girolamo De Sanctis ha spiegato in maniera molto precisa il meccanismo che avrebbe portato all’assegnazione dell’appalto per il Lotto 3 dei lavori sulla Sassari-Olbia.

Di più. Sarebbe andato oltre e avrebbe parlato della tangente da 800mila euro, di come i protagonisti dell’affare si dovevano muovere, del modo in cui avrebbero dovuto far transitare i soldi sino alle mani “giuste” e da queste ai vari conti bancari. Se qualcosa, nelle intercettazioni a disposizione della procura raccolte dagli uomini del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Oristano e dalla Compagnia dei carabinieri di Tonara, non era del tutto chiaro, ora ogni velo sembra essersi squarciato, tanto che tra gli inquirenti mai tentennanti traspare ancor maggiore ottimismo.

L’interrogatorio di Girolamo De Sanctis, secretato per non compromettere le indagini, diventa quindi una pietra miliare dell’inchiesta sulla Squadra capace, secondo le accuse, di dominare il mondo degli appalti pubblici in mezza Sardegna grazie al solido legame con il mondo politico. Il costruttore romano, assistito dall’avvocato Filippo Dinacci, aveva inizialmente preso tempo. Aveva scelto di non rispondere al giudice per le indagini preliminari quando doveva sottoporsi all’interrogatorio di garanzia, ma aveva annunciato di aver intenzione di avviare un confronto diretto con il pubblico ministero Armando Mammone, confronto che è avvenuto due giorni fa e che sembra essere andato al di là di ogni più rosea aspettativa degli inquirenti.

È anche per questo motivo che lo stesso sostituto procuratore non si è opposto alla richiesta di revoca degli arresti domiciliari, misura cautelare emessa un mese e mezzo fa. La riserva dovrebbe essere sciolta dal giudice in mattinata, ma il sentore è che la libertà per Girolamo De Sanctis sia imminente. Del resto, il pubblico ministero, eccezion fatta per i tre indagati in carcere, non si sta più opponendo alle richieste delle difese che vogliono la cessazione delle misure cautelari. L’esigenza della prima ora, ovvero quella di evitare la reiterazione del reato e l’inquinamento delle prove, non sembra più tale soprattutto dopo che tanti indagati hanno fatto le loro ammissioni e spiegato come funzionava il Sistema pur collocando se stessi al di fuori. Semmai l’unico punto fermo su cui la procura insiste è che resti in vigore il divieto di esercitare la professione, come accaduto per l’ingegnere gallurese Giampiero Cassitta.

E a proposito di misure cautelari, anche il funzionario dell’Anas Sandro Urru, considerato il trait d’union tra il sodalizio guidato dal desulese Salvatore Pinna e l’ente statale che si occupa delle strade, non è più ai domiciliari. Accusato di concorso esterno in associazione a delinquere, violazione del segreto d’ufficio e turbativa d’asta, ha visto accolta dal tribunale del Riesame la richiesta di revoca della misura presentata dagli avvocati Gian Luigi Mastio e Marcello Sequi.

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