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Allarme sul web, un virus ci ruba i dati: 400 euro per il riscatto

di Dario Budroni
Allarme sul web, un virus ci ruba i dati: 400 euro per il riscatto

Sono centinaia i computer infettati: nel mirino professionisti e commercianti. Polizia postale al lavoro in tutta l’isola: per ora è invincibile, massima attenzione

18 aprile 2016
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SASSARI. Ha l’aspetto rassicurante di una semplice mail. Ma il contenuto è da panico. Primo perché ruba e cripta qualsiasi dato contenuto nel tuo pc, secondo perché ti chiede un salatissimo riscatto di 400 euro. Il virus «Cryptolocker» è il nuovo incubo che sta facendo strage anche in Sardegna. Sono centinaia le persone che hanno dovuto fare i conti con il micidiale ransomware. Perché «Cryptolocker» è un virus che non fa distinzioni: colpisce qualsiasi tipo di computer, da quelli personali a quelli di aziende o studi privati. E una volta contratto è praticamente impossibile tornare indietro. L’unica arma è quella di prestare massima attenzione a ogni mail che si annida nella propria posta elettronica. Una nuova frontiera del crimine informatico che sta dando un bel da fare alla polizia postale. Anche nell’isola gli agenti informatici sono in prima linea contro «Cryptolocker». E per questo hanno anche intensificato le misure di prevenzione.

La mail infetta. Il virus si presenta sotto forma di mail, che arriva da un indirizzo che agli occhi dell’internauta risulta decisamente familiare. «La mail è scritta in un perfetto italiano – spiega l’ispettore superiore Roberto Manca, comandante della squadra della polizia postale di Cagliari –. L’indirizzo è ovviamente falso e richiama note società, come per esempio l’Enel. È un modo per non destare alcun sospetto». L’utente, ignaro di tutto, decide così di aprire la mail. «All’interno si trova sempre un file pdf oppure un link – continua l’ispettore –. E la trappola è proprio qui, il virus è infatti contenuto nell’allegato». Basta un semplice clic per scatenare l’inferno nel proprio computer e in tutti i dispositivi collegati: il «Cryptolocker» entra in possesso di ogni dato, dalle foto ai documenti word. E li cripta. Cioè li trasforma in numeri e codici incomprensibili.

Il riscatto. A questo punto l’utente riceve una richiesta di riscatto, che solitamente si aggira attorno ai 400 euro in bitcoin, una moneta elettronica sempre più utilizzata sul web. «Per la decriptazione dei file si chiede di pagare una somma – continua l’ispettore Manca –. Ma noi invitiamo a non farlo mai. Perché si rischia di diventare complici dell’attività messa in campo dai criminali».

Come comportarsi. Al virus «Cryptolocker» non c’è rimedio. È praticamente impossibile riottenere i propri dati dopo l’infezione. «È un virus potentissimo e sistematicamente aggiornato per sfuggire a qualsiasi tipo di cura» spiega l’ispettore. Per questo la polizia postale invita tutti a una maggior cautela. «Noi lo diciamo sempre: il miglior antivirus è la persona stessa – dice Roberto Manca –. Bisogna prestare sempre molta attenzione e non agire mai spinti dalla fretta o dalla curiosità. Poi è importante avere sempre un buon antivirus, anche se molto spesso non basta. Quando invece si ha il sospetto di aver contratto il virus, bisogna subito staccare il computer dalle altre macchine alle quali è stato collegato. E per avere un elemento di maggior supporto, sarebbe meglio far intervenire un tecnico capace e di fiducia». Per evitare di perdere del tutto i propri file, la polizia postale invita gli utenti a effettuare sistematicamente il backup: cioè copiare e salvare tutti i dati in altri dispositivi.

Chi c’è dietro. Difficilissimo risalire alle menti criminali che hanno sfornato il «Cryptolocker». La maggior parte delle volte dietro al ransomware si nascondono grosse e potenti organizzazioni internazionali. «La polizia postale italiana ha da poco scoperto un gruppo italiano – sottolinea l’ispettore Roberto Manca –. Ma solitamente le organizzazioni operano dall’estero. Hanno il controllo di tutto e sono difficili da individuare».

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