La Nuova Sardegna

Sindacopoli, la Squadra tradita dal “virus-spia” nei telefonini

di Enrico Carta
Sindacopoli, la Squadra tradita dal “virus-spia” nei telefonini

Gli inquirenti hanno usato un sofisticato virus che consente di ascoltare ciò si dice anche se il cellulare è spento. Tutti gli incontri della banda documentati anche con foto fatte dai militari dopo lunghi appostamenti

10 aprile 2016
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ORISTANO. Ulisse e i greci avevano usato il famoso cavallo di legno. Si erano nascosti al suo interno per poi mettere a ferro e fuoco la città di Troia. Oltre tremila anni dopo la procura di Oristano, figlia di tempi in cui la tecnologia elettronica domina, ha scelto qualcosa di meno vistoso e di impercettibile rispetto al cavallo di legno che, al suo interno, ospitava i guerrieri. La lezione dell’eroe greco non ha mai smesso di essere valida e ha funzionato alla perfezione per un’inchiesta che, purtroppo, non racconta le gesta di eroi mitici, mettendo invece a nudo le operazioni senza scrupoli della Squadra sardo-romana degli appalti.

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«L’essenziale è invisibile agli occhi», dice una delle frasi più famose del famoso racconto Il piccolo principe. E così è stato anche in questo caso. Un trojan, nascosto in un’applicazione per i telefonini utilizzati da alcuni degli indagati, ha permesso agli inquirenti di vivere ventiquattrore su ventiquattro assieme a loro, di anticiparne le mosse, di agevolare i pedinamenti e soprattutto di ascoltare le succose e compromettenti chiacchiere finite all’interno dei faldoni che contengono le intercettazioni.

Il cavallo di Troia dei nostri giorni non ha forma. È una sorta di virus che viaggia nascosto all’interno di un programma per computer o di un’applicazione per i telefonini. Chi scarica l’applicazione installa automaticamente anche il trojan il quale però non lascia traccia, per cui chi usa il telefono non sa di essere stato “contagiato” dal virus. Non sa di avere un ospite indesiderato sempre con sé. È proprio attraverso il trojan che gli inquirenti sono stati perennemente accanto ai protagonisti dell’inchiesta che ha travolto il sistema sbaragliato dalla procura oristanese.

Lo stratagemma utilizzato e regolarmente autorizzato dalla magistratura infatti permetteva non solo di ascoltare le conversazioni telefoniche infinite tra l’ingegnere desulese Salvatore Pinna e i consiglieri regionali di Forza Italia Angelo Stochino e Antonello Peru e gli altri quattordici protagonisti principali dell’indagine bis sulle operazioni della Squadra. Il virus infatti fungeva anche da microspia, come se all’interno dei telefonini fossero state inserite delle cimici. Questo ha fatto sì che anche quando non erano in corso conversazioni o addirittura nel momento in cui l’apparecchio era spento c’era la possibilità di effettuare intercettazioni ambientali.

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È per questo che per gli agenti del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Oristano e per i carabinieri della Compagnia di Tonara, coordinati dal sostituto procuratore Armando Mammone, la Squadra non aveva ormai più segreti. Dal momento della denuncia per un appalto da 88mila euro ad Aritzo, tutto è apparso ancor più chiaro quando le loro orecchie hanno iniziato a captare quei segnali inequivocabili di accordi presi in maniera anche sfacciata per spartirsi la torta dei lavori frutto di finanziamenti pubblici in Sardegna. Non è quindi un caso se poi, da lontano, gli obiettivi delle macchine fotografice degli investigatori fissassero anche i momenti degli incontri tra i protagonisti dell’appalto degli appalti, ovvero quello della Sassari-Olbia.

Conversazioni e immagini finite all’interno di un file per computer che pesa ben 13,9 gigabyte, numero che va sommato a quello incalcolabile dei chilometri percorsi dagli inquirenti per essere sempre presenti quando serviva, con i carabinieri della Compagnia di Tonara impegnati lungo le strade del Nuorese, dell’Ogliastra e della Sassari-Olbia e la Finanza di Oristano che invece si occupava delle altre zone e di esaminare anche l’enorme mole di documenti. Una squadra che si contrapponeva all’altra squadra cercando di sconfiggerla sul proprio campo; un lavoro di pochi uomini su un territorio vastissimo finito con 95 indagati e 8 patteggiamenti già alle spalle. Sempre che sia per davvero finito, perché i giorni delle intercettazioni sono anche i giorni roventi della campagna elettorale, ma stranamente nelle conversazioni finite agli atti gli indagati non fanno mai cenno ad argomenti come la sanità o i cantieri forestali, da sempre “zone grigie” dove politica, raccomandazioni, malaffare e corruzione trovano ampi spazi su cui accomodarsi.

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