La Nuova Sardegna

L'addio di Ryanair, Bruno e Sanna pronti ad andare in Irlanda: i soldi ci sono

di Giovanni Bua
Aerei Ryanair in un'immagine d'archivio
Aerei Ryanair in un'immagine d'archivio

I due sindaci pronti alla trasferta per riportare la compagnia low cost ad Alghero. Giurano che non ci sono strappi con la Regione: «Il dialogo è quotidiano»

04 aprile 2016
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SASSARI. Un blitz all'incontro di Roma già in calendario per giovedì con il ministro, Graziano Delrio. Un’ultima stoccata all’assessore regionale ai Trasporti Massimo Deiana: «Perché non abbiamo bisogno di gridare per esser noti nei nostri territori, visto che ci hanno eletti per rappresentarli». E poi la richiesta del faccia a faccia con i vertici di Ryanair che rimane sul tavolo: «A Roma, a Dublino, ad Alghero, non importa. Conta che ascoltino cosa abbiamo da dire».

Mettono i piedi nel piatto i sindaci di Sassari e Alghero, Nicola Sanna e Mario Bruno. Che sabato hanno ingaggiato un duello rusticano con l’assessore regionale ai Trasporti, convocato il 7 aprile al ministero insieme a Ryanair e alle altre Regioni interessate per discutere dei 2,5 euro di maggiorazione sulla tassa comunale per ogni biglietto aereo, motivo ufficiale quanto poco credibile per cui Ryanair ha annunciato di voler andare via da Alghero, da Elmas e da Pescara.

«La Regione sveli il proprio disegno sull’aeroporto, ora basta con ritardi e attese estenuanti per risposte che non arrivano», hanno sottolineato i due. «Ogni azione futura sarà determinata da decisioni indipendenti dalla nostra volontà, che stiamo attendendo da troppo tempo» ha replicato Deiana. E, proprio per parlare di queste decisioni, e cacciare via il retropensiero che qualcuno voglia chiudere con gli irlandesi per aprire la porta ad Alitalia, che i primi cittadini del nord ovest hanno deciso di far saltare il tavolo. Cercando di tornare protagonisti in una trattativa in cui si sentono messi all’angolo.

E quindi via all’eterodossa ma convinta richiesta di un incontro con i big della compagnia low cost. Ma prima di tutto “irruzione” giovedì a Roma al vertice al Ministero, dove i sindaci di Sassari e Alghero ufficialmente non sono invitati, ma chiederanno di partecipare. «Deiana parla di politica urlata - sottolinea Sanna - ma noi siamo da mesi che lavoriamo sottotraccia. E che attendiamo risposte che non arrivano. Ora vogliamo sederci anche noi ai tavoli in cui si discute. Perché la posta in gioco è altissima. E noi siamo convinti che il nostro territorio abbia dato molto e molto abbia da offrire».

Discussione non tanto sulla tassa comunale sui biglietti, comunque da togliere, ma sull’ennesimo rinvio arrivato da Bruxelles, dove ancora non è stata resa nota la decisione sulle ipotizzate infrazioni commesse con la legge regionale 10 del 2010. Ed è proprio sul fronte aiuti che i sindaci sono convinti che si debba forzare: «Il rapporto con Ryanair deve proseguire – spiega Mario Bruno – Perché per ora non ci sono i margini per sostituire il vettore. E far scendere lo scalo algherese sotto il milione di passeggeri, vanificando decenni di sforzi degli imprenditori, sarebbe un suicidio. Dunque in attesa del pronunciamento comunitario si proceda con gli incentivi ammessi dalle regole europee. La Regione li definisca, e Ryanair sappia, magari dalla nostra bocca, che ci sono margini economici perché rimanga». «Ryanair – sottolinea Nicola Sanna – sta portando avanti una politica molto aggressiva. A nostro avviso per ottenere qualcosa e non per andar via. Noi pensiamo che un incontro con i rappresentanti del territorio, che certo non andranno a fare la questua ma a rappresentare quanto l’isola abbia da dare alla compagnia e quanto gli abbia già dato, sia importante».

Sul rischio che una frizione con la Regione possa indebolire il fronte: «Abbiamo interlocuzioni quotidiane con il governatore Pigliaru e con l’assessore Deiana. Ci sentiamo rappresentati da loro, ma chiaramente vogliamo mettere a disposizione la nostra competenza e la forza del territorio che rappresentiamo, dove Ryanair è nata ed è cresciuta. Pensiamo che si possa fare fronte comune, senza protagonismi ma anche senza chiusure. E di fronte a risposte che non arrivano prendere dei rischi calcolati per vincere una battaglia decisiva».

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