La Nuova Sardegna

A fuoco le auto del sindaco

di Kety Sanna

Nuova pesante intimidazione a Orotelli: nel mirino Nannino Marteddu

03 aprile 2016
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INVIATO A OROTELLI. Non sembra placarsi la lunga scia di attentati contro gli amministratori comunali. A meno di una settimana dall’atto intimidatorio nei confronti del sindaco di Bottidda, Daniele Cocco, nella notte tra venerdì e sabato, poco prima delle 3, ignoti hanno dato fuoco alle auto del primo cittadino di Orotelli, Nannino Marteddu e della figlia Tania, parcheggiate nei pressi dell’abitazione nel rione Iscattai, a pochi passi dalla caserma dei carabinieri. L’Alfa Romeo 33 e la Ford Fiesta erano sul retro della casa, in un vicolo chiuso che porta ad un altro stabile e a un terreno di campagna. Delle due vetture non è rimasto nulla, se non lo scheletro annerito e divorato dalle fiamme. Neppure i vigili del fuoco, intervenuti per spegnere il rogo, sono riusciti a stabilire che tipo di innesco sia stato utilizzato dai malviventi.

L’allarme. «Impossibile trovare tracce», dice il sindaco, visibilmente provato dalla notte insonne e scosso dall’accaduto. Tania, la figlia che ha lanciato l’allarme, è la persona che forse ha risentito di più del gesto vile nei confronti della sua famiglia. «La notte scorsa – racconta – ho sentito dei rumori strani arrivare dall’esterno. Rumori simili a quelli prodotti da un tappeto che viene scosso. Ho cercato di guardare da dietro le persiane, sentivo delle voci, forse erano ancora lì. Poi ho visto le fiamme sulla macchina di babbo. Sono corsa da lui a svegliarlo. Mi sono affacciata ancora una volta e solo a quel punto ho notato che anche la mia auto stava prendendo fuoco. Ho pensato che l’Alfa fosse vecchia ma la mia no. Mi sono precipitata in strada – ha aggiunto – mi sono ritrovata scalza, non mi ero accorta di aver perso le pantofole. Non ho potuto far nulla, sono rimasta a guardare».

Sotto choc. Ieri mattina Anna Podda, la moglie del sindaco, insieme alle due figlie ha accolto nel salotto di casa le numerose persone che si sono volute stringere a loro in questo brutto momento. «In tanti anni di amministrazione – dice Anna Podda – non abbiamo mai avuto problemi. Governare un paese non è semplice e quando succedono queste cose la serenità viene meno, e ci si chiede se veramente ne valga la pena». Nella sala dalle pareti colorate al secondo piano della villetta, su un tavolino ci sono in bella mostra le foto di famiglia e dei nipotini del sindaco. I bambini, inconsapevoli di quanto successo, hanno vissuto il continuo via vai di persone (tra amministratori vecchi e nuovi) in modo giocoso, come chissà quante altre volte avevano fatto, ma in occasioni ben diverse. Nannino Marteddu è rimasto qualche ora nella vicina caserma dei carabinieri: doveva sporgere denuncia contro ignoti. È rientrato a casa in compagnia del colonnello del Comando provinciale di Nuoro, Saverio Ceglie che ha voluto portare di persona la solidarietà al primo cittadino: «Cercheremo di fare tutto quanto è nelle nostre possibilità per riuscire a dare un volto agli autori di questo gesto. Continueremo a far sentire la nostra presenza in modo costante e a stare a fianco agli amministratori perché si sentano incoraggiati». Un messaggio rassicurante per i cittadini di Orotelli che in modo unanime hanno condannato l’attentato: «Nannino non meritava un’azione simile» hanno sottolineato in molti.

Le indagini. I carabinieri della compagnia di Ottana e i colleghi della stazione del paese, coordinati dal tenente Massimo Meloni, hanno fatto partire la caccia all’uomo. Gli attentatori quasi certamente non sono arrivati dalla strada principale. Lungo via Vittorio Emanuele, infatti, ci sono diverse telecamere che avrebbero potuto riprenderli. Non è escluso perciò che siano giunti dalla campagna, proprio sul retro della casa del primo cittadino, e sempre lì abbiano trovato la via di fuga. «Solo arrivando da dietro – ha infatti sottolineato Marteddu – potevano agire indisturbati e scappare con facilità». L’unico ostacolo è un cancello di ferro, ma è facilmente scavalcabile. A pochi metri da un’area recintata, grosse rocce di granito. Poi aperta campagna. Il nulla.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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