La Nuova Sardegna

Cocco sotto choc: «Lo Stato ci aiuti»

di Gianni Bazzoni
Cocco sotto choc: «Lo Stato ci aiuti»

Parla il sindaco di Bottidda e consigliere regionale di Sel «Non so chi possa avercela con me, è come stare all’inferno»

02 aprile 2016
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SASSARI. «Cosa penso? Direi il gesto di un folle, però poi nel cervello si sommano una serie di cose e le valutazioni cambiano in continuazione con il passare delle ore. Mi auguro che si possa fare chiarezza al più presto, perché è terribile non riuscire a capire da che parte ti arriva un messaggio del genere. È come stare all’inferno».

Daniele Cocco non ha paura ma è preoccupato, più per gli altri che per se stesso. Ha i telefonini in tilt, non riesce a rispondere a tutti i messaggi di solidarietà che arrivano al battito dei secondi. Trasversali, senza colorazione politica.

Sindaco di uno dei paesini delle zone interne e consigliere regionale, rappresentante di quegli ideali che ancora danno un senso al contatto umano, alle questioni sociali e all’amicizia come valore vero, Daniele Cocco si trova per la seconda volta dall’altra parte. Nello spazio senza barriere di quelli finiti nel mirino, dentro quell’inferno dove loro sanno chi sei e tu non capisci neppure da dove arrivano le bombe, i colpi di pistola e il resto di una violenza senza senso.

«Era accaduto nel 2001 – dice Daniele Cocco – quando ero sindaco di Bottidda da poco. Misero dell’esplosivo sul cancello di casa di mia madre. Anche di quello non so cosa dire, ma oggi mi sento di escludere categoricamente che l’attentato contro la mia casa di Nuoro possa essere stato commesso da mani che arrivano dal mio paese».

Ci tiene a questa sottolineatura, Daniele Cocco. «Riusciamo a dare ancora delle risposte, seppure in maniera parziale. Ma sempre in modo trasparente, con garanzie per tutti».

Se non è l’una è l’altra. Sembra sottinteso che l’attentato debba essere messo in relazione con la funzione di consigliere regionale svolta da Cocco.

Una lotta continua quella del sindaco «inviato» a Cagliari. Sicurezza, zone interne, cantieri verdi, forestazione, sanità, politiche sociali: un panorama vario, non privo di tensioni. E poi anche la questione dell’amianto, in difesa della vita dei lavoratori e dell’ambiente.

«Non sapevo niente dell’auto dell’operaio bruciata a Lei – commenta Cocco – io sono primo firmatario di una interpellanza sul tema dell’amianto, ho partecipato anche all’assemblea di Ottana. Non credo che il mio attentato e l’incendio dell’auto siano collegati. Ma non sono in grado di dare certezze. Ho fiducia nel lavoro degli investigatori».

Tensione e pensieri che si susseguono con rapidità, ma Daniele Cocco riesce ad analizzare con lucidità quello che sta accadendo.

«Paradossalmente posso dire che è un bene che sia stato colpito un consigliere regionale e non solo uno dei tanti amministratori di piccoli comuni – afferma Cocco – perché magari è l’occasione per richiamare l’attenzione di uno Stato che finora è stato completamente assente. Con un commento di incoraggiamento potrei dire che ha fatto davvero poco».

Proprio Daniele Cocco era stato tra i più critici nei confronti del ministro dell’Interno Angelino Alfano. «L’ho attaccato più volte, ma non per un esercizio politico. Le questioni erano essenziali, perché riguardano la sicurezza delle persone, il futuro dei territori dimenticati. Lui fece un sacco di promesse, ma le risposte furono incredibili: dopo pochi giorni chiuse i battenti la caserma dei carabinieri di Burgos, poi anche la Scuola di polizia a cavallo che era una specialità. Se questo è lo Stato...».

La riflessione è finale è anche una promessa: «Faccio il sindaco come un missionario, per passione, per la mia gente. Se però dovessi scoprire che la mia presenza è ingombrante, se dovesse emergere solo un’ombra che collega l’attentato al mio paese non esiterò a farmi da parte».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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