La Nuova Sardegna

Olianas nel commando dell’assalto fallito

di Valeria Gianoglio

Nel 2011 il vicesindaco di Villagrande avrebbe partecipato alla tentata rapina sulla Nuoro-Siniscola

20 marzo 2016
3 MINUTI DI LETTURA





NUORO. Il primo dicembre del 2011, al chilometro 84,500 della Nuoro-Siniscola, vicino a Monte Pitzinnu, nulla era andato come era stato programmato dal commando dei banditi.

L’autocarro Ford Transit prescelto per sbarrare la strada al furgone portavalori della Vigilanza Sardegna era sbucato sulla 131 dcn troppo presto o troppo tardi, rispetto al passaggio del portavalori. Certo è che non era riuscito a fermarne la corsa: un bandito era stato travolto e ferito e il piano criminale era andato in fumo. Il ferito, in seguito, era stato abbandonato sanguinante e in stato di shock dai complici a pochi chilometri di distanza dal punto dell’assalto.

Quando le forze dell’ordine lo identificarono scoprirono che si trattava di Angelo Demontis, di Escalaplano. Proprio qualche mese fa, a Nuoro è cominciato il processo nei confronti di Demontis.

Finora era stato l’unico accusato per quella rapina fallita ma la maxi indagine sugli assalti ai portavalori seguita dalla questura di Nuoro e dalla Guardia di finanza, fa emergere per la prima volta i nomi di almeno un altro presunto componente del commando. E le intercettazioni rivelano particolari sorprendenti: del commando, secondo l’accusa e il decreto di fermo, faceva parte anche il vicesindaco di Villagrande, Giovanni Olianas. Il 17 ottobre del 2015, infatti, mentre non sa ancora di essere intercettato, Olianas parlando con l’amico Fabrizio Manca, fa riferimento proprio alla rapina del primo dicembre 2011.

Quei commenti, secondo la Dda, fanno capire che il vicesindaco facesse parte del commando e in un passaggio ammette anche “ho visto tutto”. Olianas, infatti, spiega a Manca di aver assistito alla scena, seppur da distanza e dotato di binocoli. «Ho visto tutto – dice Olianas nella conversazione intercettata dalla polizia – sì, certo, dovevo guardare, mica non dovevo guardare ... però ... non che adesso ... non è che fruttano tutte le cose capito? Questi hanno frenato, perché li sentivo fare “Ho, ho ...” ed è arrivato alla fine della corsa? Capito? Lunga e sempre più in salita». E poco dopo aggiunge: «Era niente il mezzo! Si è accorto che voleva tutto speronarlo».

Qualche frase prima, sempre Olianas, aveva detto: «Solo che la cazzata ormai era fatta! Gli ha lasciato uno spazietto e si buttato alla macchina, ha sbattuto ... attenzione ... ma poi non sfondare le valigette, con spuma-block, perché si inchiostrano con il coso, hai capito?».

«Angeleddu, mischino», aggiunge in seguito. Ma «un ulteriore riferimento a Demontis – si legge nel decreto di fermo – è emerso in una conversazione tra Giovanni Olianas e la moglie Silvana, la quale gli ha rinfacciato di rimanere in ansia ogni qualvolta lui partecipa ad azioni armate, proprio per quello che è capitato al complice di Escalaplano. «Ma se quello di Escalaplano non è diventato quello che è diventato, meschino, per una cosa del genere, e io cosa devo pensare, a me quello mi viene in mente tutti i giorni, tutte le volte».

Incarichi vacanti

Sanità nel baratro: nell’isola mancano 544 medici di famiglia

di Claudio Zoccheddu
Le nostre iniziative