La Nuova Sardegna

Quartu, anche il bomber Gigi Riva per l'addio al piccolo Luca Pusceddu

di Stefano Ambu
Quartu, anche il bomber Gigi Riva per l'addio al piccolo Luca Pusceddu

Folla ai funerali del ragazzino morto durante gli allenamenti di calcio dopo avere battuto la testa

18 marzo 2016
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QUARTU. Piccoli giocatori arrivati dai campi di calcio di Cagliari, Quartu, Selargius. Tutti dentro la basilica di Sant'Elena, a Quartu, per rendere omaggio al campioncino della San Francesco, Luca Pusceddu, il ragazzino che ha perso la vita per aver battuto il capo dopo una rovesciata mentre giocava a pallone. Baby allievi intorno ai 10 anni, come Luca.

Tutti rigorosamente con la divisa del proprio club. A cominciare dai compagnetti della sua società, una delle più attive del Cagliaritano. Ma ieri c'erano anche gli avversari sfidati in questi anni in mille partite nei campi in sintetico di tutta l'area vasta intorno al capoluogo. Schierati lì come se si dovesse giocare ancora un'altra partita con quel ragazzino che, a detta di tutti, prometteva un gran bene. No, la chiesa, pur grandissima, non ce l'ha fatta a contenere tutta quella folla.

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Alle 14.30 dentro non c'era già più posto. E, chi è arrivato dopo, si è sistemato fuori, in piazza: quando è cominciata la messa, alle 15, era piena anche quella. Tutta la città si è fermata. E, simbolicamente, si è fermato tutto il calcio: in moltissimi campi già da ieri sono stati sospesi allenamenti e partite. Tanto dolore per quella morte incredibile, inconcepibile. Tutti increduli, commossi, con le lacrime agli occhi. Un dramma che ha travolto tutta la comunità: presenti alle esequie anche il sindaco Stefano Delunas e tanti esponenti di giunta e consiglio. Come dire: la città, anche con le istituzioni, si stringe intorno alla famiglia.

Dentro la basilica un tappeto di corone di fiori. Fuori dalla chiesa tanti palloncini bianchi con la scritta Luca. Tutti in silenzio, in quella chiesa stracolma. Poi l'esplosione del grande e lungo applauso che ha salutato l'uscita della piccola bara bianca dalla basilica. Con i ragazzini che hanno intonato cori da stadio cantando e scandendo il nome del piccolo calciatore. Poi, ancora, la liberazione dei palloncini in aria con il cielo che si è riempie di decine di pois bianchi.

Gigi Riva. Sempre schivo, sempre lontano da riflettori e folle. Ma questa volta c'era, non è voluto mancare. Quando ha saputo che un ragazzino era morto dopo un'acrobazia mentre giocava a pallone, lui, Gigi Riva, maestro delle rovesciate e dei tuffi di testa a pelo d'erba per catapultare in rete palloni impossibili, ha voluto dire: ci sono anch'io. E al funerale, per salutare il piccolo Luca, si è sistemato nelle prime file. Ha seguito tutta la messa, in silenzio.

All'uscita dalla cerimonia, commosso, stremato, cammina lento. Prova a sorridere quando inevitabilmente si avvicina qualche ragazzino delle scuole calcio che si è sentito raccontare mille volte la storia di Rombo di Tuono dal papà e dal nonno. Il bomber si rilassa per un attimo, regala qualche parola di incoraggiamento. Poi, una volta salutato il piccolo fan, si rabbuia pensando inevitabilmente a quello che è successo martedì. Poche parole: «Una tragedia incredibile- commenta pesando pause e parole- assurdo che sia potuta succedere una cosa del genere».

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