La Nuova Sardegna

«Sport sì, ma soltanto seguendo le regole»

«Sport sì, ma soltanto seguendo le regole»

Il medico Marcello Caria: certificato sempre, no a discipline traumatiche in presenza di certe patologie

17 marzo 2016
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SASSARI. Per mettere il piede sull’erbetta bisogna avere un certificato che attesti le buone condizioni di salute. Le regole cambiano a seconda dell’età e delle discipline, ma per praticare attività sportiva è indispensabile avere il via libera di un medico. Nel caso del calcio «la Figc impone la certificazione di idoneità a partire dai 12 anni, perché le partite disputate da bambini più piccoli non sono considerate attività agonistica. Ma ormai da tempo tutte le scuole calcio pretendono il certificato anche per allievi, pulcini e micro, di età inferiore ai 12 anni». Marcello Caria, medico sportivo di Sassari, spiega quale è l’iter da seguire e gli esami ai quali è necessario sottoporsi per ottenere il certificato di idoneità.

Le regole. «Quello per attività non agonistica può essere rilasciato anche dal pediatra. Ma generalmente i pediatri decidono di non assumersi questa responsabilità e la demandano al medico sportivo: è una scelta all’insegna della prudenza, perché per il rilascio è preferibile eseguire almeno un elettrocardiogramma a riposo – spiega Caria –. Per quanto riguarda l’attività agonistica, invece, gli esami sono almeno tre: urine, spirometria ed elettrocardiogramma sotto sforzo. Servono per escludere problemi o patologie che sconsiglierebbero l’attività sportiva. Se gli esami sono regolari il medico sportivo rilascia il certificato che normalmente ha durata annuale».

Le complicazioni. Il discorso cambia se il bambino ha qualche problema di salute. «In presenza di una patologia, per esempio cardiaca – dice Marcello Caria – il medico sportivo si consulta con lo specialista. Insieme si valutano una serie di elementi e alla fine si esprime un parere. La scelta finale spetta al medico sportivo: la firma sul certificato è la sua, e lui sarà l’unico professionista chiamato a rispondere in caso di problemi. La normativa purtroppo non è chiara – aggiunge Caria – per questo in determinati casi ci si affida solo al buonsenso».

Sport si e sport no. La presenza di alcune patologie aiuta subito a fare una prima scrematura tra le attività sportive. Per esempio, in caso di problemi di coagulazione del sangue che amplificano il rischio di emorragie, il bambino o adulto dovranno preferibilmente evitare sport traumatici come il rugby, il calcio o il basket. «Meglio attività più dolci – dice Caria – per esempio il nuoto –. Oppure, sempre in seguito a consulti approfonditi con lo specialista, si potrà pensare di rilasciare il certificato per un periodo inferiore, per esempio tre mesi, anche per la pratica di discipline non consigliate, a patto di eseguire controlli costanti». Ma un aspetto resta fondamentale: l’anamnesi deve essere chiara, il quadro clinico sviscerato al medico nei minimi dettagli. Perché altrimenti certe patologie, considerato che tra gli esami prescritti manca il prelievo del sangue, potrebbero restare nascoste. (si. sa.)

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