La Nuova Sardegna

Saras, nessun processo

di Mauro Lissia
Saras, nessun processo

La morte di un operaio: i fratelli Moratti e altri 12 imputati patteggiano

09 marzo 2016
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CAGLIARI. Non ci sarà un processo pubblico per la morte dell’operaio siciliano Pierpaolo Maria Pulvirenti, finito asfissiato da un getto di idrogeno solforato il 12 aprile 2011 mentre si accingeva a entrare nell’impianto Dea3 della raffineria Saras di Sarroch per bonificarlo, a diciassette metri dal suolo: preso atto dell’accusa di concorso in omicidio colposo e di lesioni personali colpose relative ad altri due lavoratori della ditta esterna Starservice, i fratelli Gianmarco e Massimo Moratti hanno preferito evitare il dibattimento e patteggiare la pena detentiva di sei mesi, convertita dal giudice Giampaolo Casula in una multa di 45 mila euro per ciascuno dei due dirigenti e proprietari dell’impianto petrolifero. Gianmarco Moratti doveva rispondere delle accuse come presidente del consiglio di amministrazione dell’azienda di Sarroch, Massimo Moratti come amministratore delegato. La stessa scelta è stata fatta da altri dieci imputati, che escono dal processo senza passare per l’aula pubblica.

Le multe. La multa più pesante è toccata al preposto Massimo Basciu e al responsabile dell’area produzione distillazioni e desolforazioni Gianluca Cadeddu, che dovranno versare 82500 euro a testa, mentre per il direttore generale Dario Scaffardi e l’ex direttore Operations Management Guido Grosso il giudice ha stabilito una sanzione di 75 mila euro. L’ex direttore Asset Management Mario Gregu dovrà pagare 52 mila euro, esattamente come il responsabile operations Giulio Mureddu e il preposto all’unità 400 del Dea3 Francesco Casula. Un anno e mezzo con la condizionale è la pena concordata dal pm Emanuele Secci con il preposto capoturno Luciano Capasso, sette mesi la pena patteggiata da Innocenzo Antonio Condorelli e Pietro Serranò, della ditta d’appalto Starservice. Non si è presentata al giudizio Adriana Apollonia Zappalà, l’amministratrice unica della Starservice: rappresentata da un difensore d’ufficio, per lei il gup Casula ha disposto il rinvio a giudizio per il prossimo 13 luglio davanti ai giudici della prima sezione.

I risarcimenti. La Saras è stata infine condannata a pagare 231 mila euro come sanzione amministrativa e le parti lese hanno ricevuto - sulla base di un accordo extragiudiziale - una somma pari complessivamente a circa un milione e 300 mila euro a titolo di risarcimento. Altri 25 mila euro più le spese legali sono stati accordati - sempre al di fuori del giudizio - alla Fiom, che si era costituita parte civile con l’avvocato Carlo Amat.

I fatti. Nella relazione tecnica elaborata dal consulente Salvatore Gianino viene ricostruito ogni passaggio dell'incidente e si fa riferimento a un "grave deficit organizzativo" che ha coinvolto con diversi livelli di responsabilità la filiera gerarchica della raffineria in una sequenza di inosservanze delle norme sulla sicurezza e della prevenzione degli infortunii. L'operaio siciliano della ditta Star Service - era studente in farmacia, lavorava da soli tre giorni per la ditta di bonifiche - venne investito da un getto letale d'idrogeno solforato mentre si avvicinava all’impianto Dea3 della Saras per pulirlo. Pulvirenti aveva alle spalle il compagno Gabriele Serranò, investito anche lui dal gas e scampato alla morte per puro caso. L’operaio Gabriele Catania precipitò lungo la scala d’accesso alla torre nel tentativo di raggiungere i compagni.

Le responsabilità. L'inchiesta ha consentito di accertare che l'impianto Dea3 non era stato bonificato e il compito di renderlo disponibile all'intervento di pulizia non era della ditta dell'appalto Starservice ma della Saras, che avrebbe dovuto mettere in atto misure di sicurezza e di protezione sufficienti a prevenire il pericolo di incidenti legati agli interventi di pulizia dell’impianto. Misure che per la Procura non erano efficaci, per cui quando gli operai hanno aperto il passo d'uomo per entrare nella colonna sono stati investiti da un gas che non doveva esserci. Da qui le accuse rivolte dal pm Emanuele Secci ai responsabili, ciascuno nel suo ruolo.

I difensori. Gli imputati sono stati difesi dagli avvocati Luigi Concas, Guido Manca Bitti, Massimiliano Ravenna, Massimo Ledda, Luca Pennisi, Raffaele Diana, Adriano Raffaelli, Riccardo Caramello, Francesco Mucciarelli, Carlo Enrico Poliero e Federico Pezzani.

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