La Nuova Sardegna

Comuni Blue zone, 6 paesi sardi conquistano il marchio doc della lunga vita

di Paolo Merlini
Comuni Blue zone, 6 paesi sardi conquistano il marchio doc della lunga vita

Presentato l’osservatorio sulla longevità, lo guida il ricercatore Gianni Pes. Riconoscimento per Arzana, Baunei, Talana, Urzulei, Villagrande e Seulo

06 marzo 2016
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SEULO. Debutta Sardinia Blue Zone, osservatorio della longevità in Sardegna, e arriva il riconoscimento dello status di paesi dalla lunga vita per cinque comuni dell’Ogliastra (Arzana, Baunei, Talana, Urzulei e Villagrande) e per il capoluogo della Barbagia di Seulo. Da ieri, i sei comuni possono fregiarsi della denominazione Blue Zone, un marchio spendibile non solo sul piano scientifico e ambientale, ma anche dal punto di vista turistico. L’interesse internazionale per le aree Blue Zone, appena quattro nel mondo, è in forte crescita, tale da far diventare questi luoghi meta non più solo di scienziati affascinati dal mistero della longevità, ma anche da tanti viaggiatori che vogliono saggiare sul campo lo stile di vita di questi luoghi, a cominciare dall’alimentazione per arrivare sino all’attività sportiva.

Tapis roulant naturale. Che poi, in Ogliastra almeno, nei secoli è stato fare di necessità virtù: dal capraro che va su e giù tra i rocciai per condurre il suo gregge («molto meglio del tapis roulant», dice il ricercatore di scienze biometriche dell’università di Sassari Gianni Pes, presidente di Sardinia Blue Zone) all’alimentazione basata su pistoccu, possibilmente a base di lievito madre, latte e formaggio di capra. Ma ogni paese ha la sua ricetta: a Okinawa, in Giappone, al primo posto nella classifica della longevità, si consumano soprattutto frutta e verdure. Il risultato, tra gli altri, è che i problemi cardiaci e i tumori alla prostata sono ridotti al minimo.

Dati incrociati. L’osservatorio della longevità in Sardegna nasce principalmente dallo sforzo di due ricercatori. Oltre a Pes, che oltre vent’anni fa ha cominciato a studiare e raccogliere dati sull’eccezionale longevità dell’Ogliastra, il belga Michel Poulain, docente universitario di demografia, che ha per così dire intrecciato la sua ricerca con quella del collega sardo, garantendo nel tempo verità scientifica a risultati che agli esperti oltre Tirreno, vent’anni fa, apparivano letteralmente incredibili. Appunto la concentrazione di un così alto numero di centenari in un determinato territorio, cioè i paesi montani della Sardegna orientale. Con loro, nell’avventura di Sardinia Blue Zone, associazione diretta da Claudia Porcu, ora c’è anche un comitato scientifico multidisciplinare: l’antropologo greco Pierre Guy Stephanopulos, lo psichiatra Francesco Tuligi, la neurologa Maria Rita Piras, il sociologo Vincenzo Piras e il genealogista Pino Ledda.

Il ruolo dell’Unesco. Ma quali saranno gli scopi dell’osservatorio sardo sulle Blue Zone? Sicuramente continuare a indagare sui motivi, molti dei quali già individuati, che hanno portato sotto i riflettori internazionali questa parte dell’isola, a cominciare dai servizi dedicati all’Ogliastra da riviste prestigiose come National Geographic. Ancora, rafforzare le banche dati sulla popolazione di questi paesi, e spostare l’attenzione su altri comuni ad alto tasso di ultranovantenni e centenari nella stessa Ogliastra (Perdasdefogu, per esempio). E lavorare con l’Unesco per il riconoscimento di patrimonio immateriale dell’umanità di questa particolarità tutta sarda.

La Regione crede talmente nel progetto Blue Zone da averne fatto il proprio biglietto da visita per l’Expo 2015, e la presenza fuori programma dell’assessore alla Sanità Luigi Arru all’incontro di Seulo è una testimonianza dell’interesse da parte della giunta Pigliaru.

Un aiuto alla ricerca. Ma lo studio dei favolosi anziani dell’Ogliastra, molti dei quali sono arrivati alla soglia dei cent’anni in perfetta salute, potrebbe essere utile anche ai coetanei di aree statisticamente meno fortunate. Come rivela la neurologa Maria Rita Piras, esperta nel trattamento dell’Alzheimer: «Ho compiuto diversi test sui centenari di Villagrande, e mi ha colpito la loro integrità cognitiva, a fronte della media nazionale che vede il 50% per cento degli ottantenni alle prese con gravi problemi in questo senso, se non proprio di demenza senile; che invece non ho riscontrato nei centenari di Villagrande, i quali conservano ricchezza e chiarezza di linguaggio, insieme con una perfetta memoria personale e collettiva. Studiare il loro stile di vita può aiutare a migliorare il futuro di tutti noi».

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