La Nuova Sardegna

Il maratoneta cieco: «Non sono un falso invalido, farò causa alla Rai »

di Salvatore Santoni
Il maratoneta cieco: «Non sono un falso invalido, farò causa alla Rai »

Giuseppe Carta vuole denunciare Rai 1 dopo che la sua storia è finita in tv. L’uomo di Barisardo: «Sono cieco parziale e non prendo l’accompagnamento»

01 marzo 2016
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SASSARI. L’intervista andata in onda domenica scorsa su Rai 1 nella trasmissione L’Arena, condotta da Massimo Giletti, si è abbattuta su Giuseppe Carta come un uragano. L’uomo, un cinquantenne di Barisardo, era finito al centro di un’inchiesta della Guardia di finanza di Arbatax denominata Operazione vicolo cieco, proprio perché di presunti falsi ciechi si trattava. Persone con ricche pensioni di invalidità che però conducevano una vita del tutto normale. Una serie di trattamenti pensionistici che hanno fatto emergere una presunta truffa da 500mila euro. Tra i cinque denunciati c’era anche Giuseppe Carta, ribattezzato “il maratoneta”. Le telecamere dei militari lo avevo immortalato mentre correva per strada in tutta tranquillità.

La vicenda. Domenica la sua storia è finita su Rai 1 e quando si è rivisto non l’ha presa per niente bene. «Io quelli li denuncio – esordisce l’uomo –. Arrivano a rincorrere un poveretto come me quando altri hanno preso di più e io ho preso una fesseria». Non ci sta a sentirsi bersagliato e lo dice a chiare lettere: «Io non prendo l’indennità di accompagnamento. Quello che è stato detto non è vero: a quelli li denuncio».

La difesa. Dagli estratti conto previdenziali che lo stesso Giuseppe Carta ha messo a disposizione, emerge che tra il 2002 e il 2011 ha percepito una pensione di invalidità civile che oscillava tra i 3mila e i 3mila e 500 euro annuali. Poi nel 2013 l’impennata a 6mila euro annuali, fino ai 6200 del 2015. «Ma senza accompagnamento», precisa l’uomo, «che non ho perché i ciechi parziale non lo prendono».

La vita precedente. Fino agli anni ’90, Giuseppe Carta viveva una vita normale. «Avevo un’impresa edile – racconta – e non me la passavo male. Ora vivo soltanto con questa pensione». I primi problemi sono iniziati negli anni ’90 con il distacco della retina. Da quel momento è iniziato il calvario in giro per gli ospedali dell’isola e anche fuori.

Vita da invalido. «L’intervento per l’ernia del disco – continua l’uomo – l’ho fatto a Pisa. Poi nel ’92 a Cagliari e nel ’93 a Ozieri. E ancora nel ’98 a Prato. Mi hanno fatto perdere l’occhio sinistro perché era messo molto male». Lo scandalo emerso dall’inchiesta giudiziaria riguarda la vita di una serie di persone, invalidi per l’Inps ma che poi conducevano una vita del tutto normale. «Se una persona si rinchiude in casa non può fare niente – racconta l’uomo di Barisardo –. Io corro, faccio le gare, perché altrimenti sono finito. A me questa attività mi salva, non posso guidare, non posso uscire di casa, senza questo la mia vita sarebbe la fine».

Ma come fa un cieco parziale a vedere la strada sulla quale corre? «Io vedo a un metro come una persona normale ci vede a 30 metri – conclude l’uomo –. Ma spesso cado e mi faccio male. E la gente ride di me. Ho sempre fatto in modo di nascondere la patologia perché mi vergognavo. Ora può darsi che entro un anno diventi cieco completamente. Mi vogliono mettere in gabbia ma io ci sono già».

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